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Terra Madre. Il cibo del futuro deve essere prodotto con un lavoro etico

Il segretario della Uila Stefano Mantegazza interviene al Salone del Gusto

24 Settembre 2018
in AGRICOLTURA E PESCA
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terramadre2018
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E’ tempo di una rivoluzione mondiale del cibo, per contrastare i cambiamenti climatici, dare il giusto reddito ai produttori, per l’ambiente e la sicurezza alimentare. E per il lavoro.

E’ questo il messaggio uscito dalla tavola rotonda “Le prospettive occupazionali dell’agricoltura: tra mestiere del futuro e lotta alla legalità” organizzata nell’ambito di Terra Madre al Salone del gusto di Torino da Slowfood, alla quale ha partecipato il segretario generale Uila Stefano Mantegazza. All’incontro erano presenti, tra gli altri, il presidente della Cia Dino Scanavino, il direttore generale di Legacoop agroalimentare Giuseppe Piscopo e il sottosegretario al ministero per politiche agricole (Mipaaft) Alessandra Pesce. “Siamo molto grati a Slowfood di aver voluto affrontare il tema del caporalato e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura a “Terra Madre” e di aver invitato il sindacato a discutere su questo tema” ha detto Mantegazza. “Quando si parla di cibo del futuro e di sviluppo sostenibile occorre guardare oltre l’obiettivo di sconfiggere fame e povertà da un lato, consumo del suolo e riscaldamento globale dall’altro: dobbiamo anche assicurare un lavoro decente per tutti”.

“E’ necessario infatti affrontare, con maggiore decisione rispetto al passato, il tema del lavoro e chiederci cosa c’è dietro il piatto che portiamo in tavola. Ci sono persone che lavorano nel rispetto dei loro diritti o persone sfruttate e spesso ridotte in schiavitù?” ha proseguito il segretario generale Uila. “È un impegno etico che il sindacato chiede a chiunque sia impegnato in questa pacifica rivoluzione globale. Oggi siamo tutti attenti studiosi delle etichette e consumatori consapevoli del cibo che vogliamo. Dobbiamo andare oltre, perché dietro una bottiglia di passata di pomodoro in offerta a 0,39 euro, non c’è reddito per l’azienda agricola e non può esserci rispetto dei contratti di lavoro e delle leggi sociali”.

“I consumatori si devono convincere che un cibo che sa di sfruttamento e di schiavitù non è buono. Dobbiamo unire tutto il mondo in questa scelta etica: avere dei prodotti di buona qualità a prezzi giusti insieme alla certezza del rispetto dei contratti e delle leggi per i lavoratori che li hanno coltivati, raccolti e trasformati”.

Al Salone del Gusto, che proseguirà fino a lunedì 24 settembre nelle tre sedi – Lingotto-Oval, con il Mercato italiano e le comunità di Terra Madre, Nuvola Lavazza e piazza Castello e il cui claim è proprio #foodforchange, ci sono un migliaio di produttori, che portano cibi di tradizioni secolari spesso diventati Presidi Slow Food, 7.000 delegati da tutto il mondo e migliaia di visitatori.

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