La cifra totale fa spavento: entro metà luglio gli italiani verseranno nelle casse dello stato 90 miliardi di euro. IMU, Tasi, Irpef, addizionali sulle persone fisiche, Irap, Ires, Iva e Tari: una grandinata di balzelli di ogni genere che porterà, entro il 16 giugno, a un primo versamento di 56 miliardi mentre i restanti 33,6 miliardi arriveranno entro il 16 luglio.
Attenzione! Nella maggior parte dei comuni l’acconto della Tasi non è definito quindi non è escluso un ulteriore sovraprezzo.
Chi saranno anche quest’anno i maggiori contribuenti? Lavoratori dipendenti e pensionati è quasi inutile ricordarlo. Infatti quasi un terzo dei 41 milioni di contribuenti italiani ha dichiarato nel 2013 un reddito inferiore ai 10.000 euro lordi annui. Tra essi brillano alcune categorie, in particolare una parte di commercianti dichiara un reddito molto basso, e addirittura rientrano tra gli incapienti (sotto la soglia degli 8.000 euro): si tratta di corniciai, titolari di mercerie, rivenditori di auto (che dichiarano in media un reddito d’impresa di 6.100 euro), titolari di negozi di abbigliamento e di strumenti musicali, artigiani della ceramica. Poco sopra la soglia limite per il pagamento delle tasse ci sono tintorie (8.100 euro in media), rivenditori di giocattoli (8.200), librai (9.600 euro). Gli imprenditori del settore edile dichiarano in media perdite di oltre 8.000 euro, ma sono in rosso anche le discoteche e i night club, le spa e le terme. C’è da crederci?
Dunque anche quest’anno il maggior gettito fiscale sarà a carico di queste due categorie, a dimostrazione di quanto iniquo è il nostro sistema di prelievo.
Nel 2013 l’82,6% dell’Irpef è arrivato da lavoratori dipendenti e pensionati e appena il 5,9% da redditi d’impresa o da lavoro autonomo.
L’iniquità del nostro sistema fiscale sta tutto in queste poche cifre. Iniquità che aumenta le disuguaglianze.
A quando la riforma fiscale invocata da anni dalla UIL? A quando un nuovo fisco che ridurrà la pressione fiscale perché avrà ampliato la platea dei contribuenti? Noi ci auguriamo presto e continuiamo a insistere: senza riforma fiscale l’Italia crescerà sempre meno degli altri paesi e le distanze tra ricchi e poveri continueranno ad allargarsi.