PESCA
Ratificare subito la Convenzione ILO C 188
Fai-Flai-Uilapesca alla conferenza internazionale di Oslo
di Fabrizio De Pascale
Fai, Flai e Uilapesca chiedono a Governo e Parlamento di ratificare al più presto la convenzione ILO C 188 sul lavoro nella pesca, così come ha fatto la Francia nelle scorse settimane, perché ritengono che la sua entrata in vigore potrà assicurare ai pescatori di tutto il mondo condizioni di lavoro decenti e servirà a contrastare le situazioni di dumping sociale di cui sono vittime le aziende sane che applicano i contratti di lavoro.
L’annuncio nell’ambito della conferenza internazionale dei sindacati della pesca, convocata dallo IUF (il sindacato internazionale agricoltura, industria alimentare) a Oslo, in Norvegia, il 23 e 24 novembre, per discutere del futuro della pesca e dell’acquacoltura e di come il sindacato possa aumentare il suo peso e la sua influenza in questo settore nel quale, si stima, lavorino almeno 58 milioni di persone nel mondo.
Attività, quelle della pesca e dell’acquacoltura, considerate tra le più rischiose al mondo e dove si rilevano gravi e diffuse forme di sfruttamento del lavoro e delle persone, con molti casi di lavoro forzato e schiavismo. Un settore dove, a livello mondiale, il tasso di sindacalizzazione non raggiunge l’1% degli addetti, anche se tra questi sono annoverati anche i pescatori autonomi e della pesca artigianale, quindi non lavoratori dipendenti.
Ospiti di riguardo della riunione, alla quale erano presenti una ventina di sindacati,
i rappresentanti della FAO, Uwe Barg e dell’ILO, Brandt Wagner.
La FAO, ha spiegato Barg, sta dedicando una crescente attenzione alla dimensione sociale della pesca e ai problemi legati alle condizioni di vita e di lavoro delle persone che dipendono da tale attività per vivere. Barg ha anche annunciato che il tema centrale del prossimo annuario FAO sullo stato della pesca e dell’acquacoltura mondiale (Sofia) sarà “promuovere una crescita blu attraverso il lavoro decente e l’impiego”. Il rappresentante della FAO ha infine rivolto un appello allo IUF e ai sindacati nazionali affinché facciano sentire la loro voce in tutte le sedi possibili, in particolare le organizzazioni regionali per la pesca, per promuovere la “questione” sociale e chiedere maggiore attenzione da parte dei paesi verso i problemi dei lavoratori.
L’ILO, ha spiegato Wagner, ha adottato nel 2007 la Convenzione C 188 sul lavoro nella pesca che si propone di definire uno “standard” internazionale di riferimento per garantire a tutti i pescatori del mondo delle condizioni di “lavoro decente”. L’ILO segue anche, con grande attenzione, l’evoluzione delle ratifiche sulla Convenzione C 188, che entrerà in vigore quando saranno raggiunte le 10 ratifiche. Finora, solo 6 stati la hanno ratificata e tra questi la Francia, primo paese europeo a farlo, lo scorso 28 ottobre. Gli altri paesi sono: Argentina, Bosnia Erzegovina, Congo, Marocco e Sud Africa.
Wagner ha anche fatto riferimento, nel suo intervento, allo studio realizzato dalla Uilapesca sul tema “Pesca illegale e lavoro decente”, presentato a Mazara del Vallo nel dicembre 2012, sottolineandone il valore dei contenuti. Lo studio, inoltre, è stato distribuito come materiale di base della conferenza a tutti i partecipanti.
Nell’ambito dei lavori, Fai-Flai-Uilapesca, nel rappresentare la situazione italiana, hanno ribadito il loro impegno per un’azione forte nei confronti dell’Unione Europea, affinché essa guardi con maggiore attenzione al lavoro e ai lavoratori, oggi dimenticati, nella convinzione che tutela delle risorse e tutela sociale debbano procedere di pari passo. Fai-Flai-Uilapesca hanno inoltre assicurato la loro futura cooperazione con lo IUF convinti della necessità di un salto di qualità, attraverso un lavoro a rete, per definire una strategia comune volta a ridurre le disuguaglianze tra gli Stati, migliorare le condizioni dei lavoratori e rilanciare un settore strategico come quello della pesca.
Nel mio intervento ho ribadito che esiste uno stretto legame tra il tema della conservazione delle risorse biologiche e quello dei diritti e dei doveri delle persone che vivono di quelle risorse; un legame che è stato fortemente sottovalutato da chi, stati e organizzazioni internazionali, ha definito le misure di gestione e le regole di comportamento della pesca. Legame ancor più forte ed evidente quando si parla di pesca illegale, considerata universalmente come la principale minaccia per la sopravvivenza delle risorse e per il futuro stesso della pesca. Per questo ho ribadito la convinzione che occorra estendere il concetto di pesca illegale anche alla violazione dei diritti dei lavoratori della pesca, oltre che alle norme a protezione delle risorse. E che se non si affronta la questione del lavoro illegale, nessuna legislazione riuscirà mai a sradicare la pesca illegale.
E importante che il sindacato internazionale prenda con forza l’iniziativa in questo senso; altrimenti il rischio è che a proteggere i pescatori dallo sfruttamento e dall’illegalità saranno le associazioni ambientaliste e dei consumatori!