Il VI Congresso nazionale della Uila ha coinciso e quasi accompagnato la nascita del nuovo governo Lega-5 Stelle. Infatti, nella sua relazione introduttiva svolta il 30 maggio in piena crisi istituzionale, il segretario generale Stefano Mantegazza spiegava che la responsabilità della mancata formazione del governo non era del presidente della repubblica Mattarella e invitava Di Maio e Salvini ad assumersi la responsabilità di governare il paese. Poi nei giorni successivi, la situazione è cambiata e, concludendo il congresso il 1 giugno, Mantegazza salutava con soddisfazione la formazione del nuovo governo che, sicuramente apre una fase politica completamente nuova per il paese, precisando: “come sempre giudicheremo il nuovo esecutivo nel merito delle decisioni che prenderà e delle leggi che proporrà”.
Restituire un futuro al lavoro, al sistema agroalimentare, al paese con proposte concrete mirate alla crescita economica ed occupazionale: questo è quello che la Uila chiede al governo e alle istituzioni, questo è il fulcro dell’iniziativa politica e dell’azione sindacale che la Uila propone e intende perseguire. Un concetto ben espresso nello slogan scelto per il congresso: “Lavoro, l’alfabeto del nostro futuro”. Un alfabeto scandito nelle parole del segretario generale e nelle proposte della Uila al paese. “L’Italia ha sicuramente bisogno di riforme” ha detto Mantegazza “ma queste riforme, deve essere ben chiaro, non possono realizzarsi incrementando il debito pubblico e occorre, quindi, trovare le risorse necessarie in una rinnovata lotta all’evasione fiscale e contributiva”.
Scongiurare l’aumento dell’IVA
Il primo imperativo categorico per la Uila è scongiurare lo scatto delle clausole di salvaguardia dell’IVA dal 1 gennaio 2019 che avrebbe come drammatico effetto di deprimere il già debole livello dei consumi degli italiani e di aggravare i bilanci delle aziende.
Lotta al lavoro nero
La prima battaglia da vincere è quella contro il lavoro nero, una vergogna per l’Italia. Per questo proporremo a Fai e Flai di chiedere al Parlamento di modificare la legge 199 nella parte propositiva, affidando alle parti sociali, d’intesa con le prefetture, la gestione sul territorio dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, sostenendo l’adesione delle aziende alla Rete del lavoro di qualità anche attraverso un sistema di premialità contributiva e/o fiscale, promuovendo un nuovo marketing basato sul principio e sul valore del lavoro etico”.
Riduzione del cuneo fiscale…
Per riportare il paese sulla strada della crescita economica ed occupazionale bisogna puntare sulla valorizzazione del lavoro e delle persone. Ma l’occupazione aumenta solo se cresce la produzione, se aumentano i salari, se ripartono i consumi. Per questo è necessaria una consistente riduzione del cuneo fiscale, in particolare per le imprese che assumono a tempo indeterminato.
…In particolare al sud
Per riuscire ad attrarre investimenti, anche dall’estero, serve premiare e sostenere chi decide di investire in zone fortemente svantaggiate, garantendo alle imprese che aumentano l’occupazione a tempo indeterminato e dimostrano anno dopo anno di avere più dipendenti, la totale esenzione dal pagamento dei contributi sociali.
Il lavoro 4.0
Il sindacato deve ripensare “in toto” il sistema lavoro, affrontando il tema della redistribuzione del lavoro che c’è, in termini di riduzione di orari in base alle diverse fasi della vita. Occorre poi ripensare il principio del “massimo ribasso” negli appalti che è la causa principale dell’abbassamento dei livelli di sicurezza sul lavoro, degli infortuni e delle morti bianche che un paese civile non può più tollerare.
Cambiare la legge Monti-Fornero
In questi anni abbiamo superato alcune delle rigidità, imposte dalla riforma pensionistica Monti-Fornero, conquistando 8 salvaguardie, introducendo l’Ape Social e tutelando così oltre 175 mila lavoratori. Dobbiamo insistere su questa strada, a partire dal ripristino della “quota 100”. Perché chi ha almeno 63 anni e 37 di contributi, deve poter andare in pensione, così come deve poterlo fare chi li ha versati per 41 anni.
Il settore agro-alimentare in Europa
L’Italia deve sostenere l’export del made in Italy agroalimentare, vera eccellenza nel mondo e difenderlo dalle contraffazioni e dall’Italian sounding. A tal fine è anche necessario che il nostro paese si batta di più in Europa affinché questa diventi una battaglia di tutta l’Unione europea nei confronti del resto del mondo. Così come è necessario che l’Italia si batta in Europa per garantire l’invarianza delle risorse per la Pac e per respingere il sistema di “etichette a semaforo” che distorcono l’immagine dei prodotti agroalimentari di qualità.