GIORNO PER GIORNO
E’ finito il tempo dei “faremo”
Il nodo greco sta arrivando al pettine del FMI ed a quello della BCE, all’uno Tsypras dovrebbe restituire tra maggio e giugno prossimi 2,5 miliardi, all’altra dovrebbe rimborsarne addirittura 6 entro il luglio successivo.
Un po’ tutti dubitano che abbia i soldi necessari, tutti hanno capito che nemmeno il “faccia a faccia” di Varoufakis con Draghi è stato risolutivo, molti cominciano a ritenere l’uscita della Grecia dall’euro sempre più probabile.
Le Borse hanno accusato il colpo, i mercati si sono affrettati a correre ai ripari e se la sono presa soprattutto con l’Italia.
Lo “spread”, schiacciato nei mesi scorsi “sotto quota 100” dal Q. E. di Draghi, è salito in 48 ore prima da 113 a 128 e poi oltre i 140 punti, i rendimenti dei BOT sono aumentati di conseguenza, tra lo 0,12% per quelli a 10 anni e lo 0,3% per quelli a 2.
Gran brutto segnale, il cui consolidarsi rimetterebbe in discussione i già di loro fragili equilibri finanziari del DEF e farebbe dileguare il già di suo evanescente “tesoretto” da 1,6 miliardi frettolosamente annunciato da Renzi.
Perché quel segnale descrive, meglio di quanto il Governo italiano ammetta, che il tanto di ripresa ed il po’ di risanamento finanziario promessi dal DEF vengono praticamente per intero “da fuori”, dalla liquidità semi gratuita della BCE che tonifica le Borse ed ha abbattuto lo “spread”, assieme agli interessi sul debito, dal “super dollaro” che ci aiuta ad esportare, dal dimezzamento del la nostra bolletta energetica.
I mercati, persuasi che all’aggravarsi della crisi greca, quelle condizioni diverranno meno favorevoli, sembrano pensare che l’Italia ne subirà più e prima di altri Paesi le conseguenze.
E non è detto abbiano torto, perché, visti gli effetti del solo profilarsi della “grexit” sui nostri conti pubblici e sulle nostre speranze di ripresa, facile immaginare cosa ne sarebbe degli uni e delle altre quando, tra poco più di un anno, il Q. E. finirà e se, più realisticamente quando, il dollaro smettesse di rivalutarsi ed il prezzo del petrolio, toccato il fondo del barile, tornasse a crescere.
I mercati ci hanno avvertito, l’Italia, per ricominciare a crescere, a creare lavoro e ricchezza, non può solo e sempre contare su quel che gli altri fanno e prima o poi smetteranno di fare.
Il tempo dei “faremo” è finito, è ora che il Governo faccia quel che finora non ha fatto.