L’INTERVISTA
Contratti: al via i rinnovi di secondo livello nell’industria alimentare
di Fabrizio De Pascale
Sta per partire la stagione dei rinnovi di secondo livello nell’industria alimentare che interesserà decine di gruppi e centinaia di aziende.
Ne parliamo con Stefano Mantegazza, segretario generale della Uila-Uil.
Fabrizio. Pronti per la contrattazione di secondo livello dell’industria alimentare?
Stefano. Stiamo predisponendo le linee-guida per la elaborazione delle piattaforme. Pensiamo di proporle agli organismi deliberanti di Fai-Flai-Uila entro il mese di maggio. Poi azienda per azienda, gruppo per gruppo saranno elaborate le richieste specifiche da portare al voto dei lavoratori. Sarà un momento importante di confronto e di coinvolgimento.
F. Quando cominceranno i negoziati?
S. Nel corso dell’estate
F. Una prima riflessione sui contenuti delle future piattaforme?
S. In premessa va considerato il quadro generale. L’Istat con i dati di fine anno segnala che la componente della crescita del Pil riferita all’industria realizza la performance migliore dal 2008. Un risultato che tiene insieme l’exploit delle imprese export-oriented e le difficoltà di quelle che nuotano solo nello stagno nazionale.
F. Quindi ci saranno piattaforme calibrate azienda per azienda?
S. Certamente. Non si possono presentare le stesse richieste a chi stenta a sopravvivere e a chi esporta quote rilevanti del suo fatturato. L’alimentare “made in Italy” l’anno scorso ha esportato per 30,2 miliardi (+4,1% sul 2015) e mi auguro che questo sia l’anno in cui terminerà l’embargo russo e inizierà ad avere effetti positivi il Trattato Commerciale con il Canada.
F. Andiamo avanti. Questa la situazione di quadro.
S. No, no. Al quadro mancano le persone, elemento fondamentale.
F. Dimmi allora.
S. Prendiamo sempre a riferimento i dati Istat: ci dicono che per le famiglie, al contrario di una buona parte delle imprese, il 2016 è stato ancora un anno di grandi difficoltà. I consumi fermi anche a dicembre sono il segnale più evidente del disagio forte in cui vivono molti italiani. E poi c’è un altro indicatore che indica che il brutto tempo permane per molti…
F. Quale?
S. Le dichiarazioni dei redditi 2016. Aumenta sull’anno precedente (2015 su 2014) il reddito del lavoro autonomo (+7,1%), delle imprese (tra 7,9% e 12,6%) e anche i redditi da partecipazione (+5,8%), diminuisce il reddito dei lavoratori dipendenti (-0,2%).
Anche questi numeri segnalano la stessa stasi dei consumi e ci rimandano la fotografia di un paese sempre più disuguale. La ricchezza, quella poca che si produce, non viene ripartita anche a favore dei lavoratori.
F. Conclusioni del ragionamento?
S. Il cuneo fiscale deve essere tagliato per il lavoro dipendente e i contratti nazionali non possono ripartire solo un’inflazione che non c’è ma, come è stato deciso nel settore alimentare, anche una parte della ricchezza prodotta nel paese.
F. Torniamo alla contrattazione di secondo livello.
S. Volentieri. Voglio sottolineare come l’azienda sia un valore anche per la comunità dei lavoratori e che il lavoro, come valore condiviso, debba essere sempre centrale nel nostro sistema di relazioni. Io credo che le piattaforme che presenteremo debbano essere coerenti con queste scelte e puntare a rafforzare il sistema relazionale perché sia anche esso sempre più un fattore di competitività.
F. E come si traducono queste parole d’ordine?
S. Elaborando proposte che sul versante del premio per obbiettivi coniughino le esigenze di maggiore produttività segnalate dalle imprese con incrementi dei premi, definendo un mix adeguato tra salario e welfare aziendale.
F. La nuova legge di bilancio ha in effetti innovato molto sul piano della fiscalità di vantaggio.
S. Si. Il montante sul quale si può applicare l’imposta sostitutiva del 10% passa da 2.000 a 3.000 euro. La detassazione può essere applicata ai lavoratori che nell’anno precedente abbiano una retribuzione non superiore a 80.000 euro (in precedenza erano 50.000 euro). Infine per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro il limite detassabile è aumentato da 2.500 a 4.000 euro.
F. Grandi novità anche sul versante del welfare?
S. Si ma è un terreno da esplorare con cautela. Vi è la possibilità per il lavoratore di godere di una esenzione totale sul fronte fiscale se utilizza servizi offerti dal datore di lavoro per l’assistenza sociale e sanitaria, per l’educazione, l’istruzione, la ricreazione e il culto.
F. E quindi come pensate di organizzarvi?
S. Vogliamo mettere lavoratrici e lavoratori nelle condizioni di scegliere se avere tutto il premio di produttività in denaro tassato con l’aliquota sostitutiva al 10% oppure se utilizzarne una parte per fruire di uno o più servizi di welfare messi a disposizione dal datore di lavoro e contrattati in azienda. Rispetto al 2016 la gamma dei servizi potenzialmente utilizzabili si estende al sostegno alla maternità e al miglioramento della conciliazione famiglia lavoro. Non sono assoggettate all’imposta sostitutiva le somme dei benefici aziendali scelti dai lavoratori, così come non concorrono a formare reddito e non sono soggetti all’imposta del 10 % i contributi alle forme pensionistiche complementari e alle forme sanitarie complementari.
F. Per scegliere, quindi, bisogna avere una serie di informazioni che non tutti possiedono?
S. Certo le misure di welfare aziendale nascono con l’obiettivo di accrescere il valore complessivo della remunerazione, migliorare il benessere e aumentare motivazione e coinvolgimento dei lavoratori. Il suo utilizzo è strettamente personale e al Sindacato compete solo l’onere di contrattare con l’azienda questa opportunità, sarà molto importante il passaggio delle piattaforme nelle assemblee.
F. Ci sono aspetti negativi in questa eventuale scelta?
S. Per esempio le somme investite nel welfare sostitutivo non incrementano la pensione futura che verrà erogata dall’Inps. È un aspetto che ciascuno dovrà valutare con attenzione.
F. Se fossi tu a scegliere?
S. Investirei almeno una parte del premio in Alifond, il fondo per la previdenza integrativa. Lo dico soprattutto ai più giovani. È indispensabile avere una seconda pensione oltre a quella dell’Inps e suggerirei a chi ha già fatto questa scelta, di incrementarla.