BORSCI
Chi la rileverà prosegua attività sul territorio
di Antonio Trenta
I produttori del “Vecchio Amaro del Capo” continueranno a gestire per altri sei mesi la “Borsci” di Taranto. E’ una notizia che abbiamo accolto con favore, ma riteniamo che ora questo tempo debba essere sfruttato al meglio. E che l’azienda a cui andrà l’assegnazione definitiva mantenga ed incrementi l’attività sul territorio.
L’accordo con la famiglia, che da oltre un secolo produce alcolici, sottoscritto nei giorni scorsi, è il risultato dell’impegno delle organizzazioni sindacali di categoria che hanno fortemente sollecitato la proroga, in occasione dell’ultimo incontro alla Provincia di Taranto al quale hanno preso parte la curatela e l’azienda Bsm srl. Dopo questo rinvio non ci saranno altre proroghe. Lo stabilimento sarà assegnato definitivamente ad una delle tre aziende che hanno presentato formale istanza in tribunale: oltre a Caffo, ci sono i produttori dell’ “Amaro Lucano” e un’impresa di Padova.
Si è dunque appena aperta la fase di verifica dell’azienda, i cui requisiti rispondono maggiormente alle esigenze della “Borsci” e delle sue attività produttive.
Questo tempo deve adesso servire a fare la scelta giusta. Ci rivolgiamo soprattutto alla Provincia, ed in particolare al consigliere Vito Miccolis, delegato al Mercato del Lavoro per la Provincia di Taranto, perché vincolino l’assegnazione definitiva della Borsci ad una cordata disposta a proseguire le attività sul territorio. Questa infatti non deve essere solo la nostra principale preoccupazione, ma anche quella delle istituzioni locali. Chiunque rileva l’industria di liquori deve restare a Taranto ed adoperarsi per incrementare le attività dello stabilimento e le sue unità occupazionali, attualmente ferme a dieci.
Il sindacato è più che mai convinto dell’importanza di una scelta che vada in questa direzione non solo perché l’economia locale langue e non può permettersi di rinunciare ad un altro pezzo così importante, che ha tra l’altro segnato la storia di Taranto, ma anche perché il territorio ionico, proprio in questo momento, non deve perdere neppure un posto di lavoro.