LATTE
Arriva il logo 100% italiano. Ma non sarà obbligatorio
La proposta di Martina per superare la crisi del settore
Arriva un logo 100% italiano per il latte fresco. Per salvare il settore lattiero caseario dalla profonda crisi in cui versa ed aiutare le aziende nel passaggio della fine del regime delle quote latte (prevista per fine mese), il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina ha proposto, al tavolo di filiera convocato presso il ministero, l’introduzione di un marchio unico, chiaro ed omogeneo, per indicare la zona di mungitura del latte in etichetta. Il logo avrà carattere volontario, non obbligatorio, e sarà privato ma coordinato dal Mipaaf. Questo per garantire al consumatore una maggiore trasparenza sull’origine del latte ed incrementare il consumo di prodotto nazionale, con l’auspicio che ciò possa garantire un prezzo maggiormente remunerativo e più stabile ai produttori.
Secondo il documento che il Mipaaf ha presentato alla riunione con i rappresentanti della filiera il logo “Latte 100% Italiano” è stato già predisposto quale espressione di un marchio collettivo, che è stato registrato dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio assieme ad una proposta di regolamento d’uso dello stesso. “Il regolamento, previsto obbligatoriamente per i marchi collettivi sia dal Codice di Proprietà Industriale italiano che dal Regolamento (CE) n. 207/2009,” si legge nel documento “contiene i requisiti e i criteri di utilizzo del marchio da parte degli operatori che sono stati individuati. Si intende così porre in essere un sistema volontario nell’accesso ma con criteri oggettivi da rispettare, ivi inclusi le disposizioni nel caso di non conformità.”
Per quanto riguarda i controlli, successivamente si valuterà la migliore soluzione in termini di efficacia e di costo. Ad ogni modo il Ministero intende programmare una campagna informativa, che partirà nei prossimi mesi e che, soffermandosi sulle proprietà nutritive del latte, favorisca il consumo del latte fresco e supporti il consumatore ad effettuare scelte maggiormente consapevoli.
La crisi del settore ha raggiunto il picco nel 2014. Sulle 15 maggiori società solo sei hanno avuto un buon risultato sul fatturato, mentre le altre nove hanno perso. Parmalat, Granarolo, Lactalis, Danone, Muller, Biraghi e Newlat hanno registrato risultati negativi, mentre Latteria Vipiteno, Parmareggio, Arborea e Sterilgarda sono tra quelle che hanno guadagnato terreno. A livello di vendite nella grande distribuzione, il latte fresco ha perso del 6,2% a volume e del 4,3% a valore, mentre quello a lunga conservazione è sceso rispettivamente del 3,1 e dello 0,4%.