TOSCANA
Caporalato, danni all’eccellenza e ai prodotti di qualità
di Triestina Maiolo
In Toscana il caporalato ha un volto inedito, diverso da come lo immaginiamo. Perché aggredisce l’eccellenza, i prodotti made in Tuscany, e lo fa invertendo il trend nazionale in cui il tasso di irregolarità riguarda soprattutto il settore dei servizi alla persona (47,4%) e l’agricoltura (17,5%).
La crescita del lavoro sommerso è esponenziale, e a secondo i dati Istat, il 13% del Pil italiano proviene dall’economia del sommerso e dalle attività illegali, per un valore pari a 211 miliardi di euro. Nella nostra regione le operazioni condotte dalla procura di Prato che hanno portato all’esecuzione di undici misure di custodia cautelare testimoniano come il caporalato non sia più solo un problema di illegalità ma stia diventando una piaga sociale. Ma attenzione: non dobbiamo commettere l’errore di spostare il problema del caporalato sulla questione immigrati, facendo finta di non vedere quello che realmente sta succedendo perché si rischierebbe non solo di alimentare il pregiudizio verso gli stranieri, ma permetterebbe a quegli imprenditori che agiscono brutalmente e contro le più elementari norme etiche di sentirsi legittimati a continuare ad agire con tali strumenti.
La nostra preoccupazione più grande è che il diffondersi del caporalato possa avere gravi ripercussioni sulle etichette dei prodotti agricoli toscani che con grande merito e fatica si sono conquistati un posto importante sulle tavole degli italiani e nel mondo. Dietro ogni prodotto si cela una storia, una mano, un volto, ed è inammissibile che tale storia racconti quella del caporalato. Per questo è fondamentale proseguire sulla strada intrapresa di lotta al caporalato ed incentivare la firma dei protocolli che sensibilizzino e regolamentino quanto più possibile l’accesso alla manodopera in agricoltura. Un primo passo per la Toscana sarà il 24 ottobre, alle 12, in Regione dove avverrà la firma di un protocollo di intesa ad hoc proprio sul caporalato.