Caporalato
Approvata la legge
Mantegazza: l’Italia agricola sceglie l’etica del lavoro
La battaglia contro il caporalato, portata avanti strenuamente dai sindacati agricoli, ha finalmente segnato un punto a favore della legalità: la Camera, con 346 voti a favore, 25 astensioni e nessun voto contrario, ha definitivamente approvato il disegno di legge per il contrasto dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e del caporalato. Il provvedimento, presentato dal governo il 28 gennaio 2016, per iniziativa dei ministri delle politiche agricole Maurizio Martina, della giustizia Andrea Orlando e del lavoro Giuliano Poletti, era stato approvato dal Senato il 2 agosto. L’approvazione alla Camera del Ddl 4008 è arrivata sul filo di lana in tarda serata di martedì. Nei giorni scorsi le commissioni giustizia e lavoro di Montecitorio avevano dato il via libera al testo uscito dal Senato senza apportare alcuna modifica, nonostante le numerose sollecitazioni delle parti datoriali. In particolare il fronte delle imprese, capitanato da Confagricoltura, aveva richiesto la modifica degli indici di sfruttamento per evitare che le nuove e più severe sanzioni penali fossero applicate al datore di lavoro anche in caso di non conformità alle norme su salute e sicurezza del lavoro. Modifiche che avrebbero rimandato il testo al Senato. Alla fine è stato approvato un ordine del giorno di Colomba Mongiello sul monitoraggio degli indici e su eventuali modifiche che, però, non cambia la sostanza.
“Oggi l’Italia agricola sceglie la strada della qualità, non solo delle produzioni ma anche del lavoro e avvia un nuovo percorso virtuoso in cui le parti sociali saranno chiamate ad assumersi in prima persona la responsabilità e l’impegno di far funzionare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro” ha dichiarato Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil “in questo impegno sindacati e imprese potranno essere sostenute dalle istituzioni e da tutti coloro, a cominciare dagli autotrasportatori autorizzati al trasporto di manodopera, che vorranno impegnarsi in questa scommessa. Si volta pagina e si sceglie l’etica del lavoro, in un contesto, quello agricolo, che fino a oggi ha spesso preferito la scorciatoia del caporalato. E’ una grande giornata per tutti: per il sindacato che questa legge ha fortemente voluto, per le lavoratrici e i lavoratori che hanno scioperato e manifestato per realizzarla; per i ministri Martina e Orlando che si sono impegnati in prima persona per raggiungere questo obiettivo; per il parlamento di questo paese, infine, che in maniera rapida e condivisa ha approvato questa importante legge. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare per applicare la legge e poter passare da un mercato del lavoro gestito in parte dai caporali, a un mercato del lavoro trasparente e legale gestito dalle parti sociali”.
Tra i punti salienti della legge c’è la piena corresponsabilità tra imprenditori e caporali, la confisca dei beni utilizzati per lo sfruttamento del lavoro e dell’azienda stessa, per la quale però potrà scattare il controllo giudiziario per evitarne la chiusura, ci sono pene più severe per l’intermediazione illecita del lavoro ma anche le attenuanti per chi collabora con le autorità; si rafforza, poi, la Rete del lavoro agricolo di qualità e arrivano le “gambe” per la gestione sui territori di domanda e offerta del lavoro e per il trasporto dei braccianti. E’ stato riscritto l’articolo 603-bis del codice penale relativo all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, introducendo sanzioni che vanno dalla reclusione da 1 a 6 anni e una multa da 500 a mille euro per ciascun lavoratore reclutato. La pena sale (carcere da 5 a 8 anni e multa da 1.000 a 2.000 euro per lavoratore) nel caso di minacce e violenze. Gli indici di sfruttamento lavorativo sono specificati e resi più stringenti prevedendo, accanto al reclutamento di manodopera da destinare a terzi in condizioni di sfruttamento, la reiterata corresponsione di retribuzioni in modo difforme dai contratti, la violazione della normativa sull’orario di lavoro e in materia di sicurezza e igiene, condizioni di lavoro, alloggi e metodi di sorveglianza degradanti. Prevista anche la confisca obbligatoria dei beni e, in seguito, alla accertata responsabilità dell’imprenditore, la confisca dell’azienda. Per evitare il blocco dell’attività potrà essere previsto il controllo giudiziario dell’azienda, affidata ad amministratori nominati dal giudice che affiancheranno l’imprenditore nella gestione. Vengono estese le finalità del fondo antitratta alle vittime di caporalato, che potranno usufruire di indennizzi specifici. Si rafforza la Rete del lavoro agricolo di qualità, introdotta nel decreto Campolibero e operativa da settembre 2015, attraverso l’articolazione in sezioni territoriali e la sua partecipazione estesa agli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l’impiego e gli enti bilaterali. Entrano a far parte della cabina di regia nazionale il Ministero dell’Interno, l’Ispettorato nazionale del lavoro, l’ANPAL e l’Agenzia delle Entrate. Dal lato delle parti sociali, entrano un rappresentante delle cooperative agricole e uno delle organizzazioni sindacali delle cooperative agricole. Si ampliano le competenze della cabina di regia, che procederà anche a monitoraggi costanti dell’andamento del mercato del lavoro agricolo, su base trimestrale, accedendo ai dati relativi all’instaurazione, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro disponibili presso il Ministero del lavoro e ai dati ricavabili dal sistema UNIEMENS il cui adattamento al settore agricolo avrà effetto a partire dal mese di gennaio 2018.