L’INTERVISTA
Un nuovo autunno caldo per il Paese
di Fabrizio De Pascale
Mentre mi riprendo, e mi asciugo, dal brusco temporale che ha colpito la città e me durante una passeggiata, ecco che arriva un’altra doccia fredda. Ricominciano le interviste domenicali con il segretario generale Stefano Mantegazza che, proprio sul finire della giornata, mi invita a precipitarmi da lui per spiegarmi l’autunno caldo a cui andiamo incontro….
Fabrizio. Allora come va?
Stefano. Piuttosto male direi. L’unica notizia buona di oggi è la vittoria della Roma sulla Samp al 93’.
F. E’ anche il motivo per cui questa intervista comincia alle sette di sera…
S. Ebbeh… che volevi che non vedessi la “magica”?
F. Bando alle chiacchiere che vorrei tornare a casa per cena. Perché “piuttosto male”?
S. Basta mettere insieme tre dati…
F. Sentiamo…
S. Il primo: la nota mensile dell’ISTAT spiega che la crescita del paese si è interrotta e che la fase attuale di debolezza è destinata a prolungarsi almeno per tutto quest’anno.
Il secondo: calano i contratti stabili e aumentano i licenziamenti. Il terzo, lo trovi nel rapporto Coop ed è coerente con i primi due; la ripresa dei consumi non c’è. Incidono negativamente l’erosione dei redditi e del risparmio delle famiglie e il tasso di disoccupazione giovanile altissimo.
F. Mi sembra un quadro molto, troppo negativo..
S. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Ho letto articoli in cui si parla di un miglioramento dello stato di salute del paese, seppur più lento e faticoso del previsto. Temo non sia così e penso che il dibattito se cresceremo o meno quest’anno di uno 0,1% in più dell’anno scorso, è privo di ogni interesse. Lo 0,1% del pil vale un millesimo del nostro prodotto interno lordo; la metà di quanto hanno speso l’anno scorso gli italiani in gelati…Francamente leggere e vedere i nostri politici sbracciarsi su questa linea di frontiera, muove solo tristezza.
F. Ma il governo in questo contesto promette tagli alle tasse delle imprese, incremento del reddito dei pensionati, facilitazioni per andare in pensione prima…
S. Si. Il Presidente del Consiglio che pensava, in aprile, che il rapporto deficit-Pil si fermasse all’1,4% intende farlo salire con la prossima legge di stabilità al 2,4%. Questo ulteriore indebitamento vale circa 15 miliardi, 2/3 della manovra di fine anno.
F. Allora siamo a posto. Soldi alle imprese, ai dipendenti pubblici, ai pensionati, alla contrattazione di secondo livello… che vuoi di più dalla vita?
S. Calma, calma. In primo luogo questo ennesimo sforamento del deficit deve essere autorizzato da Bruxelles. Tieni presente che negli ultimi due anni abbiamo contratto, con il consenso della UE nuovi debiti per quasi 14 miliardi ora ne chiediamo altrettanti… Bisogna vedere se ce li danno e in cambio di quali altre riforme…
F. Dai, pensiamo positivo…
S. Sì, hai ragione. Voglio rallegrarti con due dati a mio parere centrali. Il primo è che siamo a 2.248 milioni di debito pubblico. Ogni mese un nuovo record negativo.
F. E il secondo…
S. Che la politica economica di questo Governo è fallimentare come quella dei precedenti. Tutti gli interventi spot si sono rivelati come previsto scorciatoie che ti portano a ricominciare tutto da capo.
F. Ottimo direi. Da dove bisognava iniziare secondo te?
S. Dalla riforma fiscale. La maggior parte degli italiani evade il fisco e questo problema non è neanche in agenda.
F. Adesso la metà degli italiani, mi pare una esagerazione.
S. Numeri, non chiacchiere. I residenti nel Bel Paese sono circa 61 milioni. Quelli che hanno presentato la dichiarazione dei redditi, venti di meno. Altri 10 milioni la hanno presentata in perdita. Quindi circa la metà degli italiani risulta non aver redditi ed essere a carico di qualcuno. Ma purtroppo non è finita. Altri 10 milioni dichiarano un reddito inferiore ai 7.500 euro annui e pagano mediamente 54 euro di imposte. Altri otto milioni e mezzo dichiarano fino a 15.000 euro con una imposta media di 600 euro. Hai tenuto i conti?
F. Si. Rimangono poco più di dodici milioni di contribuenti…
S. Giusto. Sono quelli che tengono in piedi il paese e pagano per tutti. Ti sembra giusto?
F. Certo che no. Ma non è che tutti gli altri siano evasori…
S. Ovvio, parliamo di grandi numeri perché tale è il valore dell’economia sommersa e illegale che sempre l’ISTAT valuta in 206,4 miliardi di euro, ovvero il 12,9% del PIL. Se non imbocchiamo la strada maestra di mettere questo paese in trasparenza ogni speranza di crescita è destinata a fallire.
Invece, non vedo nel Governo alcuna volontà effettiva di una svolta su questo versante. Svolta che può determinarsi solo attraverso l’introduzione di misure di contrasto adeguate alla gravità del fenomeno e non in senso opposto a come si è proceduto con misure quali l’innalzamento della soglia all’utilizzo del contante, l’indebolimento del sistema sanzionatorio o la depenalizzazione dell’elusione fiscale.
F. Manca solo la riforma fiscale dall’agenda di Governo?
S. E’ anche rinviata al 2018 quella del catasto che ne è logico complemento e manca qualsiasi riforma delle spesa pubblica che non sia blocco del turn-over e degli stipendi. Sulle agevolazioni fiscali, tax expenditures, il Governo lo scorso anno ha scelto di non operare la necessaria rimodulazione e riduzione delle oltre 700 voci di spesa, preferendo procrastinare l’intervento ed istituendo una seconda commissione di studio sulla materia. Chiacchiere invece di fatti concreti che sono indispensabili per ridurre le imposte sul lavoro, dando così attuazione da un lato a una politica fiscale di sostegno del sistema economico e produttivo e dall’altro al miglioramento degli effetti redistributivi a favore di lavoratori dipendenti e pensionati.
F. Aspetta, aspetta, ti interrompo se no questa intervista diventa troppo lunga e c’è l’argomento più importante da affrontare…Se Bruxelles ci autorizza a indebitarci ancora un po’ come dobbiamo utilizzare queste risorse? Confindustria è da settimane che spiega che la chiave di volta della ripresa italiana consiste nel ridurre le tasse alle imprese…
S. Senti, leggiti l’editoriale sul Corriere della Sera di oggi di Francesco Giavazzi…
F. Ora non posso, sto intervistando te, che dice? Puoi riassumere?
S. Ricorda che la tassazione a carico delle imprese, è già diminuita e diminuirà ancora e ricorda che, dopo due anni di tassi di interesse pari a zero, l’accesso al credito è particolarmente facilitato, ciò nonostante…
F. Ciò nonostante?
S. La aziende italiane non investono, non innovano e di conseguenza continuano a perdere produttività.
F. Allora la perdita di produttività non è colpa dei salari troppo alti!!
S. Senti, hanno fatto a pezzi la l. 300 perché bisognava eliminare i lacci e i lacciuoli, hanno introdotto i voucher aumentando la precarietà, 10 milioni di persone sono senza rinnovo contrattuale e ancora credi che la mancata crescita del paese sia da attribuire al costo del lavoro?
F. E quindi?
S. La verità è che le aziende italiane non investono perché non sanno a chi vendere i loro prodotti e perché, diciamolo, sempre con le dovute eccezioni, la voglia di innovare, cambiare, rischiare non è di molti…
F. E allora?
S. Il Governo deve privilegiare nelle sue scelte interventi che consentano agli italiani di superare questa fase di incertezza e tornare a fare acquisti.
F. Entrando nel merito…
S. Più persone mandiamo in pensione nei prossimi cinque anni più giovani troveranno lavoro stabile.
F. Quindi APE?
S. Sì ma con la massima flessibilità. Non escludiamo che l’azienda o il lavoratore stesso possano versare una parte o tutta la somma che serve per anticipare la pensione. Si ridurrebbe in questo modo anche il costo per lo stato…
F. E poi?
S. Bisogna prevedere la possibilità di andare in pensione senza penalizzazioni a chiunque abbia maturato 41 anni di contributi, a prescindere dal fatto che abbia iniziato o meno a lavorare prima dei 18 anni di età. Altrimenti quanti anni di contributi bisogna versare? Già, 41 sono tanti. Inoltre noi pensiamo che si debba affrontare il capitolo dei lavori usuranti ampliando la platea. Bisogna rendere non più onerose le ricongiunzioni attraverso un sistema pro-quota. Bisogna rivalutare le pensioni in essere, oltre a intervenire con una flessibilità di accesso all’età pensionabile.
F. E per i lavoratori in attività?
S. Subito il rinnovo dei contratti per pubblici e privati.
F. Sembra che ci saranno più soldi anche per defiscalizzare ulteriormente i salari legati alla produttività…
S. Scelta saggia se non è accompagnata dalla idea che contestualmente si debba rinunciare al contratto nazionale. Se questa fosse l’opzione, la crisi dei consumi diventerebbe inarrestabile…
F. E il sindacato?
S. Abbiamo finalmente tavoli aperti con il Governo e con le imprese. Siamo per fare buoni accordi e siamo pieni di buona volontà. L’augurio è che non si vada nella direzione sbagliata perché a questo punto la nostra risposta sarebbe molto forte.