LETTURA
Un incontro tra “alieni”
di Alice Mocci
Nell’ambito della quarta edizione di aMare Leggere, in programma dal 12 al 15 marzo, sulla nave dei libri in rotta tra Civitavecchia e Barcellona, ho avuto l’opportunità di presentare a tanti giovani delle scuole medie e medie superiori due libri “Anna Kuliscioff, il socialismo e la cittadinanza della donna” e “Una strage ignorata – sindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia 1944-48” entrambi realizzati dalla Fondazione Argentina Altobelli in collaborazione con la Fondazione di studi storici Filippo Turati.
aMare leggere è il Festival della letteratura per ragazzi sul mare, organizzato dal mensile del libro e della lettura “Leggere:tutti” in collaborazione con la Grimaldi Lines, la ANP (Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola) e l’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona. Obiettivo della manifestazione è far crescere l’interesse dei ragazzi per i libri, associando l’emozione del viaggio a momenti di approfondimento e di dibattito, articolati in incontri con gli scrittori, laboratori di scrittura, fotografia, giornalismo, proiezioni di film, spettacoli teatrali, giochi.
Sono intervenuta nel secondo giorno di navigazione, infatti il primo era dedicato alla letteratura e alla poesia mentre il secondo alla legalità. Ho seguito con attenzione gli interventi che mi hanno preceduta e, più osservavo la platea, più cresceva in me un senso di inadeguatezza. Insomma sono una sindacalista, dovrei essere abituata a parlare con la gente. Ma quando la tua platea non è formata da lavoratori o da sindacalisti, ma anzi da giovani ancora lontani dal mondo del lavoro, a detta di molti, con pochi interessi, le tue certezze oratorie vacillano. Come fare ad attrarre la loro attenzione? Come farli sentire parte di un insieme, loro che sono così persi nei mondi virtuali? Faticano ad ascoltare le poesie e cosa gliene dovrebbe importare di emancipazione femminile o di diritti? Mi perseguitava l’immagine di ragazzi disinteressati che si addormentavano ascoltandomi o peggio ancora che si alzavano e se ne andavano. Il mio intervento è stato anticipato alla mattina, i ragazzi guardavano con grandi occhi. Ho capito subito che li incuriosivo. No, non ero una scrittrice, no, non ero una professoressa, no non ero un’attrice. Avevano davanti agli occhi un sindacalista, in carne ed ossa, abbastanza giovane, senza barba, sorridente e per giunta donna. Una sorta di alieno. Prendendo proprio spunto da questa mia condizione, ho attirato la loro attenzione, gli ho fatto delle domande, e li ho ascoltati. Mi sono subito ricreduta sul mio pensare che fossero disinteressati e persi in mondi virtuali. I loro occhi e le loro orecchie non mi lasciavano. Ho così raccontato l’attività del sindacato e cosa significhi fare questo “lavoro” che troppo spesso viene ignorato dall’opinione pubblica. Grazie ai due libri ho parlato di grandi personaggi sindacalisti delle conquiste, dell’emancipazione femminile e più in generale dei lavoratori e della tutela dei bambini. Ho parlato di impegno sociale e di condizioni da migliorare e di come il sindacato sia formato semplicemente da persone normali che insieme ascoltano, osservano, ragionano e propongono riforme piccole e grandi che migliorano le condizioni di migliaia di lavoratori e cittadini. Insomma alla fine del mio “dialogo” mi accorgo che i ragazzi non avevano mai distolto l’attenzione, applausi e sorrisi. Avevamo infranto i nostri reciproci pregiudizi. Stanca ma felice mi dirigo verso il ponte per prendere un po’ d’aria, mi raggiunge una ragazza: 17 anni sorridente mi stringe la mano e mi dice “puoi parlarci ancora un po’, ci piacerebbe migliorare questo mondo. Io ci credo.” Mi sono seduta e il viaggio insieme prosegue….