Sangemini, sì all’accordo. No ai licenziamenti, solo fuoriuscite volontarie
di Daniele Marcaccioli. Segretario regionale Umbria
Impegno sulla tutela occupazionale e un piano sociale per fuoriuscite volontarie incentivate per un massimo di 65 mila euro che allontana, almeno fino al 2024, il pericolo dei licenziamenti collettivi.
Dopo settimane di confronti e scontri per tutelare i 92 lavoratori della Sangemini che rischiavano il posto di lavoro, è stato sottoscritto lo scorso 5 novembre un importante accordo fra il gruppo AMI, Confindustria Terni, le organizzazioni sindacali di categoria, RSU e Regione Umbria.
Il 1 gennaio di quest’anno la Sangemini acque S.p.a. è stata fusa per incorporazione in Acque Minerali d’Italia spa (ex gruppo Norda) che, in una visione di continuità nel lungo periodo, ha pianificato un programma di riorganizzazione aziendale per invertire il trend negativo degli ultimi anni. Nello specifico, riguardo al sito produttivo di Sangemini, gli interventi saranno focalizzati sull’eliminazione di inefficienze gestionali e produttive; investimenti in nuovi impianti in diversificazione produttiva; investimenti (2,2 mln €) per la realizzazione di nuovi pozzi delle fonti Grazia e Sangemini, acquisto di serbatoi di stoccaggio e di nuove attrezzature per il laboratorio; formazione e riqualificazione del personale.
L’azienda ha presentato un piano industriale sino al 2021 che prevede complessivamente investimenti per 19 milioni, per il revamping degli impianti, così suddivisi: 9,6 mln € per il 2018/19; 8,4 mln € per il 2020; 1 mln € per il 2021. Importante è il monitoraggio semestrale del piano per verificare l’avanzamento dei lavori.
Nel piano commerciale e di marketing sono state dettagliate le quantità di bottiglie che saranno prodotte per marchi, con speciale attenzione di sviluppo su Grazia e Fabia oltre Sangemini. Nel triennio 2019/21 si prevede una produzione così composta: per il 2019 la previsione è di 170 milioni di bottiglie, per il 2020 di 180,4 milioni e per il 2021 di 192,2 milioni. Riguardo le produzioni in vetro a decorrere dal 2020, si ipotizza una produzione di circa 5 mln nel 2020, 10 mln nel 2021, 20 mln nel 2022.
E’ inoltre prevista una diversificazione della produzione in altri settori del beverage.
Il fiore all’occhiello dell’accordo è l’impegno sulla tutela occupazionale e lo scansato pericolo riguardante l’attivazione di licenziamenti collettivi almeno fino al 2024 attraverso un piano sociale per fuoriuscite volontarie incentivate per un massimo di 65 mila euro.
A tale proposito, sarà attivata la procedura di licenziamento collettivo per 10 unità, secondo le seguenti modalità:
– Incentivo all’esodo di 35 mila€ lordi in caso di licenziamento e collocazione in Naspi 24 mesi prima della maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione. La cifra sarà proporzionalmente ridotta in caso di naspi inferiore a 24 mesi;
– Incentivo all’esodo di 65 mln € lordi (da erogarsi in due tranche) per chi non rientri al precedente punto, e che manifesti la non opposizione al licenziamento. Se l’adesione sarà successiva al 31/12/2018 l’incentivo sarà di 50 mln € (decurtazione di 15mln€);
– Incentivo all’esodo di 50 mln€ lordi (da erogarsi in due tranches) nei casi di trasformazione del rapporto di lavoro, di natura non oppositiva, da tempo pieno e indeterminato a tempo determinato e stagionale della durata di 4 mesi per ogni campagna produttiva estiva per massimo un triennio. Se l’adesione sarà successiva al 31/12/2018 l’incentivo sarà di 54 mln € (decurtazione di 10 mln€).
A partire dall’1 gennaio 2019 sarà attivata anche la Cigs per riorganizzazione della durata di 24 mesi, che coinvolgerà l’intero organico aziendale, per un massimo di 5 giorni “ad personam” mensili. Nel periodo di Cigs, tramite le politiche attive della Regione Umbria saranno attivati processi di formazione per i dipendenti coinvolti. Tali percorsi saranno condivisi tra azienda e Rsu.
La Uila esprime un giudizio positivo e di soddisfazione nell’aver garantito per i prossimi anni la salvaguardia occupazionale ed auspica che tale accordo sia propedeutico anche a ripristinare le corrette e positive relazioni industriali, così come i lavoratori che, a larga maggioranza, hanno approvato l’accordo nell’assemblea di venerdì 9 novembre.