JOBS ACT
Riordino dei contratti in stand-by, la coperta è sempre più corta
Il 20 febbraio scorso, al termine del consiglio dei ministri, un Matteo Renzi raggiante sul Jobs Act parlava di “una giornata storica” perchè “nessuno sarà più lasciato solo”, riferendosi in particolare al riordino dei contratti previsto dal Jobs Act.
A distanza di oltre un mese, il decreto in questione, assieme a quello sulla conciliazione dei tempi di lavoro con la maternità è “scomparso dai radar” per dirla con le parole del presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. Né a Montecitorio né al Senato le due Commissioni competenti a esprimere un parere, hanno ancora ricevuto i testi da esaminare.
L’ipotesi più probabile è che, ancora una volta, ci siano problemi di coperture. Sembra, infatti, che la ragioneria dello Stato abbia sollevato dubbi soprattutto sui costi della trasformazione dei contratti precari (co.co.pro. e partite IVA), che al momento portano un incasso notevole in termini di aliquote contributive, in contratti a tutele crescenti che saranno, com’è noto, a “costo zero” per i primi tre anni.
Il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti per i nuovi assunti porterà già un notevole aumento di costi allo Stato, che si è impegnato a garantire la decontribuzione (fino a un massimo di 8.060 euro annui) per i primi 36 mesi di rapporto.
Ma non sarebbe la prima volta; già a gennaio mancavano le risorse per il decreto sugli ammortizzatori sociali e il via libera dei tecnici era arrivato solo in seguito a un compromesso con Palazzo Chigi ma l’esecutivo non pare sempre fare i conti con la realtà. Enrico Morando, vice ministro dell’Economia ha dichiarato che “dobbiamo ridurre la pressione fiscale specifica sul lavoro e sulle imprese per renderla, nel 2018-2020, analoga per dimensioni a quella della Germania. Per raggiungere questo obiettivo dovremmo rinunciare a 36-37 miliardi di gettito annuo”. Dove le andrà a prendere il Governo tutte queste risorse? La coperta è corta, ma a restare scoperti fin’ora sono sempre stati gli stessi, lavoratori in pole position.