GIORNO PER GIORNO
Regolamentazione scioperi, sostenere per legge quello virtuale
Apprendiamo dai giornali che il Sottosegretario Delrio vorrebbe subordinare la legittimità dello sciopero alla sua preventiva approvazione, magari per referendum, a maggioranza dei lavoratori interessati.
Legiferare a favore del tweet di circostanza ed all’inseguimento del titolo di giornata non è mai una buona idea e, se il Governo pensa di porre così rimedio a quanto è avvenuto nei giorni scorsi a Pompei, nella metropolitana romana e negli aeroporti italiani, mette una toppa inutile al buco sbagliato.
Innanzitutto sotto il profilo sindacale, perché le agitazioni più corporative e le aquile più selvagge hanno preso e prendono in ostaggio utenti e cittadini di norma a larga maggioranza, spesso alla quasi unanimità dei gruppi e gruppetti di volta in volta interessati, sempre in contrapposizione al sindacato confederale ed in violazione dei suoi codici di autoregolamentazione.
Poi dal punto di vista obiettivamente giuridico, perché, a quanto pare, il Governo pensa ad una legge che consideri illegittima la partecipazione dei singoli lavoratori ad uno sciopero non esplicitamente approvato o addirittura respinto dalla maggioranza dei loro colleghi.
Però, la legge può regolare le modalità di esercizio del diritto di sciopero, la cui natura è per Costituzione e costante giurisprudenza di ogni ordine e grado assolutamente individuale, ma sarebbe di quantomeno dubbia legittimità, e sicuramente fonte di ingarbugliatissimo contenzioso, la legge ordinaria, o peggio ancora il decreto, che pretendesse di privare il singolo lavoratore dell’individuale diritto ad astenersi dal lavoro che la stessa Costituzione gli riconosce.
Infine, e sotto il riguardo politico, il Governo che pretendesse di regolare per legge il salario minimo, la rappresentanza delle parti sociali, l’attività, l’organizzazione, persino la libertà dei sindacati e chissà cosa altro, stravolgerebbe l’equilibrio tra i poteri, le responsabilità delle Istituzioni e le autonome prerogative delle formazioni sociali sul quale la Costituzione fonda parte essenziale dello stesso sistema repubblicano della democrazia.
Il sindacato confederale che ha autoregolamentato l’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici, che ha convenuto con le controparti regole serie per la verifica della rappresentanza sindacale e della legittimazione alla contrattazione collettiva, che da sempre è il solo antidoto efficace alle tossine del corporativismo e del ricatto alla collettività, merita il rispetto dovuto a chi innegabilmente vanta il largamente prevalente consenso dei lavoratori.
Del resto, la pretesa di fare tutto senza e contro il sindacato ed i lavoratori sembra ragionevolmente eccessiva, per un Governo costretto ogni tre per due ad imporre voti di fiducia alla sua stessa maggioranza e, per tirare avanti, a raccattare in Parlamento voti della più diversa ed improbabile provenienza.
Una soluzione potrebbe essere quella proposta dal segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo: un sostegno legislativo allo sciopero virtuale. Il governo dovrebbe, cioè, sostenere per legge lo sciopero virtuale, che al lavoratore costerebbe una giornata di lavoro e all’azienda ne costerebbe tre. Così il rapporto di forza sarebbe meno squilibrato e lavoratori e sindacati non avrebbero sempre e comunque le dita puntate contro.