PROPOSTA INPS
Pensionamento anticipato: metodo contributivo? No, grazie
Chi esce prima perderà fino al 34%
di Eleonora Tomba
Rendere più flessibile l’uscita dal mercato del lavoro: su questo tutti d’accordo, ma come rendere il sistema sostenibile? La proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, va senz’altro nella direzione di un alleggerimento dei costi per lo Stato, dietro alla quale si nascondono però conseguenze profondamente sbagliate e inique per i lavoratori.
Boeri ha illustrato la propria proposta solo sommariamente, durante un’audizione alla Camera nelle scorse settimane. Tuttavia, si capisce bene il principio di fondo: chi vorrà andare in pensione prima dei 66 anni dovrà accettare un assegno calcolato interamente con il metodo contributivo e non con il più vantaggioso sistema retributivo, che oggi è ancora parzialmente in vigore per i lavoratori più anziani.
Il metodo contributivo implica che l’importo dell’assegno sia determinato in base alla quantità dei contributi versati dal lavoratore durante tutta la carriera. Con il sistema retributivo, invece, l’ammontare della pensione dipende dalla media degli stipendi percepiti negli ultimi 10 anni. In linea di massima, quindi, la pensione contributiva è quasi sempre più bassa di quella retributiva.
Il Servizio Politiche Previdenziali della Uil ha realizzato uno studio che dimostra il danno che subirebbero i lavoratori applicando il metodo Boeri.
Sono stati analizzati tre casi (vedi tabella), due riferiti a lavoratrici, una soggetta a regime retributivo fino al 2011 ed una soggetta a regime contributivo pro rata; il terzo è relativo a un lavoratore con età anagrafica di 62 anni e anzianità contributiva di 35 anni. Contrariamente a quanto affermato dal presidente dell’Inps, secondo cui il prepensionamento con il contributivo porterebbe uno scostamento tra il 7% e il 10% rispetto al calcolo attuale, lo studio evidenzia una perdita media tra il 10% e il 34% rispetto all’importo che i lavoratori percepirebbero con i sistemi attuali.
CASO A) Lavoratrice 62 anni di età e 36 anni di contributi – 39.800 € reddito medio ultimi 10 anni |
IMPORTO LORDO CON REGIME MISTO ATTUALE 2.163 €/mese |
IMPORTO LORDO CON CALCOLO INTERAMENTE CONTRIBUTIVO 1.889 €/mese |
PERDITA SUBITA PERCENTUALE -12,67% |
CASO B) Lavoratrice 62 anni di età e 39 anni e 4 mesi di contributi – 34.500 € reddito medio ultimi 10 anni |
IMPORTO LORDO CON REGIME RETRIBUTIVO FINO AL 2012 2.209 €/mese |
IMPORTO LORDO CON CALCOLO INTERAMENTE CONTRIBUTIVO 1.527 €/mese |
PERDITA SUBITA PERCENTUALE -30,87% |
CASO C) Lavoratore 62 anni di età e 35 di contributi – 33.000 € reddito medio ultimi 10 anni |
IMPORTO LORDO CON REGIME RETRIBUTIVO FINO AL 2012 2.345 €/mese |
IMPORTO LORDO CON CALCOLO INTERAMENTE CONTRIBUTIVO 1.549 €/mese |
PERDITA SUBITA PERCENTUALE -33,94% |
Come Uila, ribadiamo l’assoluta necessità di consentire un’uscita anticipata dal lavoro, ma questa scelta non può comportare una penalizzazione economica insostenibile per i futuri pensionati. Ancora una volta, si vuole addebitare sui lavoratori l’operazione di cassa fatta dalle leggi Monti-Fornero; la via per la ripresa del Paese non è questa. Le riforme previdenziali degli ultimi anni hanno portato un risparmio di 80 miliardi di euro, ma non è sul welfare che si deve tagliare: lo diciamo da tempo, esistono molte altre voci della fiscalità generale sulle quali si può fare una reale spending review senza che a pagarne il costo siano i cittadini.
Il Governo ha dichiarato di voler aprire un confronto con il Sindacato sul tema pensioni: confronto al quale non ci sottrarremo. Insieme alla Uil continueremo a lottare per garantire ai lavoratori di oggi e ai pensionati di domani un futuro più equo e sostenibile.