“Mi adopererò per inserire nuove misure che riguardino la legalità e il rispetto della normativa sul lavoro”!
A dirlo è stato il commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan, parlando della Politica agricola comune. È un’affermazione che possiamo definire “rivoluzionaria” anche se fatta solo in una conferenza stampa, lo scorso 7 aprile a Firenze, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dei Georgofili.
Un’affermazione veramente “rivoluzionaria” e storica. Sin dalla sua nascita nel 1958, infatti, la Pac non ha mai tenuto conto del fattore “lavoro” mentre, con le sue decisioni, l’Unione Europea ha cancellato milioni di posti di lavoro in agricoltura. È dal 2003 che il sindacato italiano (e la Uila in particolare) si battono in Italia e in Europa per far diventare più “sociale” la Pac e per inserire il lavoro tra i criteri di condizionalità per la concessione degli aiuti alle aziende. Una battaglia resa ancor più difficile dal fatto che anche il sindacato europeo del settore agroalimentare (Effat) si è mostrato freddo e pigro rispetto alle rivendicazioni italiane che sembrano invece riprese, oggi, con molta più convinzione da parte del commissario Hogan.
Nel suo intervento pubblico svolto a Firenze, Hogan ha spiegato che la Pac “crea e sostiene il lavoro e l’economia, è nel cuore di un vivace settore agroalimentare europeo che fornisce 44 milioni di posti di lavoro, facendo dell’Europa il più grande datore di lavoro”.
Ci auguriamo che nelle prossime settimane, le dichiarazioni del commissario siano seguite da fatti concreti e non restino una azzardata “boutade” per giornalisti.
Proprio in questi giorni si sta per chiudere una consultazione pubblica e aperta a tutti sul futuro della Pac, lanciata dalla Commissione europea. La Uila nazionale ha partecipato a questa consultazione in rappresentanza dei suoi 230 mila iscritti per ribadire l’esigenza di inserire il lavoro e il rispetto dei diritti dei lavoratori quale criterio di condizionalità. Ciò significa, in particolare:
1) escludere dalla concessione degli aiuti le aziende che utilizzano lavoro irregolare o non rispettano i contratti di lavoro, le leggi sociali nazionali e le norme internazionali in materia;
2) introdurre un sistema di premialità per le aziende virtuose in materia sociale;
3) commisurare l’aiuto alle aziende anche in base alla quantità di lavoro utilizzata e all’occupazione creata.