NESTLE’
Impegno per piano industriale condiviso
Il 12 Marzo i sindacati incontrano L’AD Leo Wencel
di Pietro Pellegrini
Un primo passo verso un percorso condiviso con il management italiano su un piano industriale Nestlè Italia, ma i fatti devono ancora arrivare. Dopo l’incontro di Ginevra, avvenuto lo scorso 13 Gennaio, presso la sede Uita, il sindacato Internazionale del settore, fra una delegazione delle strutture nazionali di Fai, Flai e Uila e Manuel Silva, responsabile delle risorse Umane per Europa, Medio Oriente, Nord Africa di Nestlè, un risultato, però, è arrivato.
Si terrà a Milano il prossimo 12 marzo l’incontro tra i sindacati e l’Amministratore Delegato Nestllè Italia Leo Wencel. Silva ha dunque dato seguito a uno degli impegni presi nella riunione di Ginevra, alla quale hanno partecipato anche il Segretario Generale del Sindacato Iuf-Uita-Iul e Jacqueline Baroncini, Coordinatrice del CAE Nestlè.
In quella sede i sindacati avevano consegnato a Silva un documento unitario con le richieste concrete, i fatti e i piani operativi, per superare le attuali difficoltà e individuare prospettive future per il gruppo e i lavoratori. Silva ha dimostrato attenzione e disponibilità, sottolineando l’importanza di Nestlè in Italia e l’intenzione di riprendere un circolo virtuoso che migliori la situazione, anche attraverso un confronto di merito su un piano industriale Nestlè Italia da estendere, poi, all’Amministratore Delegato della Divisione Europea.
In sintesi, la strategia vincente da seguire secondo le unioni sindacali non è stagionalizzare il lavoro per adeguarlo alle produzioni (come sta facendo o tentando di fare Nestlé in Italia), ma destagionalizzare le produzioni per adeguarle ad un’organizzazione lavoro che si articoli sull’intero anno solare.
Nel documento, evidenziando la situazione di estrema precarietà ed incertezza in cui versano i dipendenti della Nestlé Italiana S.p.A, Fai, Flai e Uila hanno puntato il dito contro la dirigenza italiana che dimostra una mancanza di piani strategici e prospettive di sviluppo e che sembra navigare a vista con la speranza di riuscire a traghettarsi oltre la bufera. Preoccupate da questo immobilismo, le organizzazioni sindacali ed i lavoratori, hanno lamentato l’assenza di strategie mirate rispetto ad altre realtà industriali multinazionali per superare la crisi ed adeguare le proprie produzioni ai mutamenti nelle abitudini alimentari dei consumatori, nonché la mancata elaborazione da parte della Nestlé italiana di un piano di sostegno dei volumi e di non investire a sufficienza nel nostro paese, che offre invece ottime leve per spingere sull’export. L’accusa è, inoltre, quella di aver scelto di penalizzare gli stabilimenti italiani, portando all’estero alcune produzioni che costituivano delle vere e proprie eccellenze del Made in Italy, la scarsa propensione all’export e la totale assenza di investimenti nel nostro paese.
Tutte scelte che hanno come conseguenza quella di mettere a rischio l’occupazione dei lavoratori.