FAO
Mediterraneo: investimenti pubblici-privati per la sicurezza alimentare
Forum Fao, Ebrd e Ufm
Orientare gli investimenti pubblici e privati a sostegno della produzione agricola e della sicurezza alimentare nella regione del Mediterraneo meridionale ed orientale.
Sono stati questi i temi al centro del “Forum del settore privato sulla sicurezza alimentare nella regione del Mediterraneo meridionale e orientale“, una due giorni dedicata al rafforzamento delle relazioni tra settore pubblico e privato, rappresentato da agricoltori, organizzazioni, aziende agro-alimentari di piccole, medie e grandi dimensioni, e alla formulazione di iniziative per stimolare gli investimenti nei sistemi agricoli e alimentari. Organizzato dalla Fao, la Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Ebrd) e l’Unione per il Mediterraneo (UfM), il forum ha riunito policy maker di alto livello, istituzioni finanziarie e rappresentanti del settore privato, di centri di ricerca e del mondo accademico per discutere di come i settori pubblico e privato possano collaborare per assicurare la sicurezza alimentare nel Mediterraneo, favorendo investimenti privati sostenibili in un’ area geografica caratterizzata da crescita demografica, limiti alla disponibilità risorse naturali e deficit strutturale nella produzione di alimenti di base.
Promuovere la produzione agricola sostenibile ed il commercio è, infatti, una delle priorità principali per il bacino meridionale ed orientale del Mediterraneo, dove molti paesi producono quantità insufficienti di beni alimentari di base. Secondo quanto emerso dalle discussioni una maggiore integrazione regionale dei mercati agricoli aiuterebbe gli stati a fronteggiare gli shock dell’offerta e mitigherebbe le oscillazioni dei prezzi alimentari.
Inoltre, è stato proposto il passaggio per i paesi del Mediterraneo da un modello in cui si mira a soddisfare solo i propri bisogni alimentari, ad un modello agricolo di auto-sufficienza basato sullo sfruttamento dei vantaggi comparativi: in tal modo i guadagni ottenuti dalle esportazioni di generi alimentari, facilmente producibili nella regione, verrebbero usati per importare beni alimentari che non sono adatti alla produzione locale.