L’INTERVISTA
Mantegazza: “partiamo con la raccolta firme, con noi anche la Uil”
di Fabrizio De Pascale
E finalmente ci siamo! Dopo l’annuncio fatto ad aprile dal segretario generale della Uila, dopo l’approvazione della sua proposta da parte della Conferenza di organizzazione, dopo un intenso lavoro per definirne il contenuto e, passata la pausa estiva, parte finalmente l’iniziativa della raccolta firme per presentare due proposte di legge di iniziative popolare in materia di pensioni, welfare e sostegno all’occupazione femminile e alla genitorialità. Ne parliamo con il principale artefice dell’iniziativa…
Fabrizio. Allora si parte?
Stefano. Si. Oggi abbiamo consegnato alla Corte di Cassazione le due proposte di legge di iniziativa popolare. Ci proponiamo di raccogliere 200.000 firme per presentarle in Parlamento la prossima primavera. Il Consiglio nazionale della Uila, convocato per il 26 e 27 settembre sancirà definitivamente i tempi e le modalità per procedere a incontrare lavoratrici e lavoratori, precari e disoccupati, per spiegare le nostre proposte, convincerli a sottoscriverle. Sarà una grande stagione di impegno, coinvolgimento ed entusiasmo.
F. Obbiettivo arduo…Una sfida difficile. Preoccupato di non raggiungere il risultato?
S. Conosco la UILA, le sue donne e i suoi uomini. Le sfide ci esaltano e i contenuti delle nostre proposte di legge incontreranno un grande consenso. E poi… abbiamo un’arma in più.
F. Davvero? Quale?
S. Il sostegno forte e convinto di tutta la UIL. Carmelo Barbagallo è il primo firmatario delle proposte presentate oggi in Cassazione. Per noi è un grande onore perché vuol dire che condivide questo nostro impegno ma sentiamo anche una grande responsabilità: non vogliamo che faccia brutte figure. Il sostegno della UIL già si fa sentire: molte categorie e molti territori sono già pronti a partire. Sarà un successo.
F. Parliamo di queste due proposte, annunciate lo scorso aprile alla Conferenza di Organizzazione. Cominciamo da quella che riguarda la genitorialità, parola forse un po astrusa ma che, al momento, non ha sinonimi.
S. Tutti parlano di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e con i nostri contratti abbiamo assunto scelte di straordinario valore ma non basta. Se vogliamo che in Italia tornino a riempirsi gli asili, se vogliamo che i giovani guardino con maggiore fiducia al futuro dobbiamo cambiare la legislazione attuale. Con la nostra proposta di legge le lavoratrici saranno retribuite al 100% per tutto il periodo di congedo di maternità obbligatorio; al rientro, potranno lavorare a tempo parziale fino al compimento del primo anno di età del bambino e la loro retribuzione sarà integrata al 100% dall’Inps. Il padre lavoratore avrà 30 giorni di congedo retribuito obbligatorio per i primi mesi di vita del bambino, mentre entrambi i genitori potranno utilizzare il congedo parentale retribuito al 50% invece che al 30%.
F. Proposte belle e condivisibili ma forse anche molto costose?
S. Abbiamo trascorso una legislatura dove buone soluzioni sono state finanziate con il contagocce.
Per altre, pessime, come la totale decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato, sono state sperperate montagne di soldi. È ora di dire basta a questo modo di fare politica. Per quanto ci riguarda sosterremo con grande determinazione queste proposte che sono le uniche in grado di promuovere il valore sociale di una genitorialità condivisa, rafforzare le misure a sostegno dell’occupazione femminile, sostenere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, sanare lo squilibrio e la disuguaglianza tra i sessi nell’accesso al mercato del lavoro.
F. Ok, va bene, non ti scaldare, era solo per ragionare… Parlami piuttosto dell’altra proposta, leggo qui di una modifica alla NASPI, di una estensione dell’APE sociale… tutte sigle a molti sconosciute… Secondo me farete fatica a spiegare queste proposte alle persone…
S. Ti sbagli, amico mio. Quelli che sono stati danneggiati dalle leggi sui nuovi ammortizzatori sociali o che sono rimasti esclusi dalla opportunità di andare in pensione con un po di anticipo, sanno benissimo quali ferite vogliamo sanare…
F. Allora spiegale a me che non sono ancora vittima di queste sigle…
S. La NASPI è l’unico ammortizzatore sociale rimasto per chi perde il lavoro. Ma chi ha pensato e poi votato in Parlamento questo strumento non si è reso conto degli effetti distorsivi che causa. Ti faccio un esempio: un lavoratore con un salario lordo di 1.500 euro, percepirà un assegno Naspi di 973 euro per i primi tre mesi. L’importo dal quarto mese si ridurrà progressivamente fino a 513 euro. Inoltre, i lavoratori con una retribuzione mensile lorda superiore a 1.820 euro subiranno un taglio anche alla loro futura pensione.
F. Veramente?
S. Veramente! Quindi chi perde il lavoro e non riesce a trovarne un altro si ritrova nel giro di pochi mesi in una condizione di totale indigenza. Un nuovo povero che subirà inoltre la beffa di una pensione decurtata in virtù del tetto contributivo.
F. Ma è una vergogna!
S. Una vera e propria vergogna che va cancellata.
F. E come?
S. Con la nostra proposta di legge. Noi vogliamo che l’assegno di disoccupazione non si riduca nel tempo e non ci siano penalizzazioni ai fini pensionistici.
F. Ma nel Jobs Act non erano previsti importanti interventi per reinserire queste persone nel circuito del lavoro?
S. Che fai, provochi? Mi dici che non mi devo scaldare e poi mi stuzzichi? Le politiche attive promesse in questa legislatura rimangono per il momento promesse che non aiutano i più deboli a reinserirsi nel mondo del lavoro.
F. Andiamo avanti. Cosa c’è che non va nell’APE sociale, strumento creato per fare da ponte tra il lavoro e la pensione?
S. Che questo ponte è talmente piccolo e così stretto che intere categorie di persone ne sono escluse…
F. Spiegati meglio?
S. Dopo i disastri della riforma Fornero-Monti, il governo Renzi ha introdotto un sussidio chiamato APE sociale (max 1.500 euro lordi al mese) che spetta dal compimento del 63° anno di età fino al raggiungimento della pensione per coloro che abbiano almeno 30 anni di contributi e che siano stati licenziati o che rientrino in una delle altre categorie stabilite dalla legge. Sono, ad oggi esclusi tutti i lavoratori stagionali e non sono considerati nella categoria dei lavori particolarmente difficoltosi e rischiosi i braccianti e i pescatori.
F. In effetti mi sembra che le esclusioni siano innumerevoli.
S. Infatti mai come in questa legislatura i provvedimenti vanno letti fino in fondo… perché i distinguo e le eccezioni sono sempre così numerose che alla fine i precari, i più poveri, gli ultimi della fila rimangono sempre fuori. Una vera beffa, una grande ingiustizia che noi intendiamo correggere. Con la nostra proposta di legge l’APE sociale sarà estesa a tutti i lavoratori stagionali, agli operai agricoli e ai lavoratori della pesca. Inoltre basteranno 20 anni di contributi per accedervi.
F. Torniamo agli aspetti organizzativi. Coinvolgere decine e decine di migliaia di persone non è semplice e farlo in sei mesi sembra un obbiettivo ancora più arduo. Come pensate di sostenere questa sfida?
S. Campagne pubblicitarie mirate, assemblee in tutti i luoghi di lavoro, incontri e dibattiti con i candidati al prossimo Parlamento a cui chiederemo di sottoscrivere le nostre proposte di legge…
F. Questa è una interessante novità.
S. Prima del voto avremo da proporre ai nostri iscritti l’elenco dei buoni e dei cattivi e comunque le nostre proposte di legge parlano sia al cuore che alla testa delle persone; sono interventi concreti, dagli effetti immediati. Non ho dubbi avremo tutto il consenso necessario per raggiungere gli obbiettivi che ci siamo posti.