LAVORO ETICO
Al via il progetto “BeAware” per mappare le “buone pratiche”
Realizzare una mappatura delle “best practice” sviluppate nei paesi dell’Unione europea in materia di contrasto al fenomeno dello sfruttamento del lavoro nella filiera agroalimentare. È questo lo scopo del progetto di ricerca “BeAware” avviato dal Milan center for food law and policy (Mcflp) con il sostegno di Coop Italia e Ancc-Coop e presentato a Milano il 20 luglio a Palazzo Isimbardi, sede del comune.
Si è trattato di un incontro di lavoro, presieduto e introdotto dalla presidente del Mcflp, Livia Pomodoro e dal presidente dell’ Ancc-Coop Stefano Bassi, al quale hanno partecipato i rappresentanti di organizzazioni internazionali (IOM, OECD), associazioni del volontariato (Caritas, Oxfam Italia, Actionaid, Legambiente), sindacati (Uila, Flai, Effat) e diversi istituti di ricerca.
Obiettivo dell’incontro: raccogliere le esperienze delle organizzazioni partecipanti al fine di elaborare degli indicatori e metodologie per definire lo sfruttamento del lavoro e le sue declinazioni.
Dal confronto e dai dati a disposizione è emerso come, in realtà, lo sfruttamento illegale del lavoro in agricoltura non sia una peculiarità italiana. In molti paesi europei (in particolare Portogallo, Spagna, Bulgaria, Polonia, Romania), infatti, il fenomeno è molto diffuso ed è anche presente, seppur in misura inferiore, in paesi come Francia, Belgio e Germania.
Si è parlato anche della legge 199, approvata dal parlamento italiano nell’ottobre 2016 e della Rete del lavoro agricolo di qualità. A tal proposito, il rappresentante della Uila, Fabrizio De Pascale, responsabile delle politiche internazionali, ha sottolineato l’importante ruolo svolto dal sindacato per ottenere quella legge e, in particolare, di come la Rete del lavoro sia figlia della proposta di riforma del mercato del lavoro in agricoltura, avanzata da Fai-Flai-Uila nel 2014.
Purtroppo, ha aggiunto il rappresentante della Uila, la legge ha affidato all’Inps, anziché alle parti sociali, la direzione della rete e, fino ad oggi, l’Inps si è mostrata assolutamente inadeguata a gestirla. Ad esempio non sono stati ancora adottati i provvedimenti necessari a renderla operativa sul territorio.
inoltre la legge non contiene tre norme che, secondo Fai-Flai-Uila sono necessarie a rendere la rete una valida alternativa al mercato del lavoro gestito dai caporali: un sistema di incentivi per le aziende che assumono manodopera attraverso la rete; il riconoscimento di un marchio etico per queste aziende; la possibilità per i lavoratori stranieri irregolari di ottenere un permesso di soggiorno in cambio della denuncia, attraverso la rete, della loro condizione irregolare.
Tra i criteri e i parametri utilizzabili per definire quando c’è sfruttamento del lavoro o per capire se un’azienda è “sana” dal punto di vista etico, sono emersi i seguenti:
1) rispetto delle leggi e applicazione dei contratti nazionali di lavoro;
2) svolgimento e applicazione di una contrattazione di 2° livello (territoriale o aziendale);
3) presenza del sindacato in azienda ed esistenza di relazioni sindacali;
4) rispetto dei cosiddetti “indici di congruità” tra numero di dipendenti e livelli di quantità prodotte; 5) analisi dei dati relativi al numero di giornate lavorative dichiarate per i lavoratori stagionali.
Prossimo appuntamento del progetto BeAware, un incontro a Roma in ottobre, nell’ambito delle celebrazioni del FAO World Food Day per presentare lo stato di avanzamento del progetto.