Il futuro della Politica agricola comune (Pac) è stato uno degli argomenti trattati nel corso degli “Stati generali della Green Economy 2018”, svoltisi a Rimini il 6-7 novembre nell’ambito della Fiera “Ecomondo”. Tema centrale dell’evento, promosso dal Consiglio nazionale della Green Economy, è stato quest’anno: “Green Economy e nuova occupazione per il rilancio dell’Italia”. Alla sessione plenaria di apertura, di fronte a un nutrito pubblico, insieme al presidente del Consiglio nazionale Edo Ronchi, è intervenuto tra gli altri il ministro dell’ambiente Sergio Costa.
Molto affollata anche la sessione tematica dedicata al tema “la Green economy nell’agricoltura italiana e la nuova Politica agricola comune”, alla quale è intervenuta, tra gli altri la sottosegretaria al Mipaaft Alessandra Pesce, insieme ai rappresentanti della commissione e del parlamento europei, delle associazioni datoriali (Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Federbio), della Uila e di alcune organizzazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, Lipu).
Nel corso dei lavori è stato illustrato un documento sul tema, elaborato da un apposito “gruppo di lavoro” del Consiglio nazionale, in vista degli Stati generali. Un documento nel quale, però, il tema del lavoro risulta quasi completamente assente, così come non emerge una visione della “dimensione sociale” della PAC.
Intervenendo nel dibattito, il responsabile Uila per le politiche internazionali ha fornito alcune cifre a supporto delle posizioni che, unitariamente, Fai-Flai-Uila portano avanti già dal 2010 in merito alla PAC.
In Europa ci sono 22 milioni di agricoltori, di cui 7 milioni sono lavoratori dipendenti (un milione solo in Italia). Un recente studio del “Milan Center for food law and policy” ha stimato che il 25% del lavoro agricolo europeo sia irregolare o sommerso (30% Italia, 40% Romania, 60% Portogallo). D’altra parte, la spesa agricola pesa per il 38% del budget dell’Unione europea: 408 miliardi di euro nel 2014-2020, 308 dei quali sono destinati alle aziende tramite pagamenti diretti, concessi in base a specifici criteri di condizionalità.
La Uila, insieme a Fai e Flai ritiene che, nel definire la nuova PAC 2021-2027, occorra:
1) escludere dalla concessione degli aiuti comunitari le aziende che utilizzano lavoro irregolare, violano le leggi sociali e i diritti delle persone, non applicano i contratti di lavoro. “Una scelta di civiltà che risponde anche a una crescente domanda dei consumatori” ha detto De Pascale.
2) commisurare l’aiuto pubblico anche in base alla quantità di lavoro utilizzato e alla nuova occupazione creata dalle aziende”.
“Ci auguriamo che queste nostre riflessioni” ha concluso De Pascale “possano trovare spazio nell’agenda del gruppo di lavoro sulla PAC dei prossimi stati generali della Green economy, così come ci auguriamo che esse vengano prese in considerazione dal governo e dal parlamento italiano tra le priorità per questa legislatura”
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