GIORNO PER GIORNO
L’Italia e l’abisso del debito occulto
Speriamo sinceramente e nel nostro stesso interesse che le traversie della Grecia non diventino tragedia e che tutti si mettano d’accordo su come risolvere un problema troppo grande per un solo Paese, quello del debito.
Un problema anche dell’Italia, seconda soltanto alla Grecia in questa poco invidiabile graduatoria.
Però, fermo restando che siamo davvero troppo indebitati, capire il reale ammontare dei nostri debiti potrebbe essere meno facile e scontato di quanto abbiamo finora creduto.
Gli Istituti di Statistica europeo ed italiano ci hanno sempre detto che a fine 2014 il nostro debito pubblico era attorno al 132%, ma l’OCSE, nel suo ultimo Rapporto Annuale sull’Italia, afferma che a quella stessa data eravamo indebitati addirittura per il 156% del PIL nazionale.
L’OCSE, in altre parole, mette sulle nostre spalle ben 24 punti di debito in più, una enormità che, considerata l’autorevolezza della fonte, nessuno può sbrigativamente iscrivere tra le irrilevanti bizzarrie della statistica.
Alcuni, probabilmente non pochissimi, di quei 24 punti dipendono dalla diversità delle metodologie utilizzate, poiché l’Istituto di Parigi, a differenza dell’EUROSTAT, valuta le varie voci di debito ai prezzi correnti di mercato, quindi a valori probabilmente più elevati di quelli “standardizzati” della contabilità nazionale sulla cui base viene misurato il PIL.
Ma una parte non indifferente, forse prevalente del maggior debito rilevato dall’OCSE non sembra essere di origine metodologica, ma in qualche misura di natura reale.
L’Istituto di Parigi, infatti, computa nel nostro debito anche i “titoli derivati” di assolutamente infausta memoria, ai quali più di qualche Pubblica Amministrazione, soprattutto locale, ha fatto incauto ed abbondante ricorso e dei quali le pubbliche finanze potrebbero dover direttamente o indirettamente rispondere.
Se così fosse, se veramente l’Italia dovesse prima o poi dover tirare fuori dei soldi per onorare un qualche derivato non andato a buon fine e di cui a qualsiasi titolo, persino a sua insaputa sia garante o comunque responsabile, nei nostri già non saldissimi conti pubblici si anniderebbe una sorta di “debito occulto”, di importo più che considerevole ed al momento largamente ignoto.
24 punti di debito in più o in meno sono un abisso politico, oltre che finanziario potenzialmente disastroso, nel quale, rovesciando l’avvertimento di Nietzche, dobbiamo al più presto guardare dentro, prima che l’abisso guardi noi.