LAVORO
Jobs Act: possibile effetto boomerang sulle stabilizzazioni
di Eleonora Tomba
In tutto il 2016 sono stati stipulati circa 1,7 milioni contratti a tempo indeterminato (nuovi rapporti e trasformazioni di apprendisti e contratti a termine), a fronte di 1,6 milioni di cessazioni di rapporti stabili: il saldo positivo è di circa 82mila contratti a tempo indeterminato, con una diminuzione del 91% rispetto allo stesso dato della fine del 2015, quando il saldo era di +934mila contratti.
I dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, pubblicati pochi giorni fa, mostrano i primi segnali di quel preoccupante effetto boomerang che più volte abbiamo segnalato, sin dal lancio dei super incentivi della Legge di stabilità 2015.
Una volta ridotta la spinta propulsiva degli incentivi all’assunzione e stabilizzazione dei contratti precari (esenzione dal versamento dei contributi per un massimo di 3.250 euro all’anno), il mercato del lavoro ha subìto, nel corso del 2016, una violenta battuta d’arresto. Il dato è ancor più allarmante se si prendono a riferimento soltanto i nuovi rapporti a tempo indeterminato, escludendo le trasformazioni: mentre alla fine del 2015 si registrava un aumento di 232mila unità, per il 2016 il rapporto assunzioni-cessazioni chiude con segno negativo: -377mila contratti. Salvano il risultato complessivo solo i contratti a tempo determinato che sono aumentati dell’83% rispetto al 2015, ma non può certo considerarsi un successo nell’ottica di un mercato del lavoro che dovrebbe diventare sempre più stabile.
Preoccupanti anche i dati sui voucher venduti, in costante crescita nel primo mese del 2017. Per i buoni lavoro il 2016 ha segnato un incremento del 27% rispetto all’anno precedente, incremento che si annuncia stabile nel 2017, dal momento che il mese di gennaio ha registrato un +3,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Se leggiamo questi dati nel loro insieme i nostri timori si rivelano quanto mai realistici: non soltanto una volta esauriti o ridotti gli incentivi che hanno drogato il mercato del lavoro nel 2015 sono calate anche le assunzioni “stabili”, ma le aziende sembrano ora sopperire ricorrendo a rapporti di lavoro a termine e ai voucher. Così, quelle misure che avrebbero dovuto rilanciare l’occupazione nel nostro Paese si stanno rivelando drammaticamente controproducenti e, se non si interviene con una reale spinta all’occupazione stabile, passando per la riduzione strutturale del cuneo fiscale, da qui alla fine del 2018 (ultimo anno di incentivi), la situazione può solo peggiorare.