GIORNO PER GIORNO
Il freno delle corporazioni a mercato e concorrenza
L’Italia è il Paese della selva di 300.000 e passa leggi contemporaneamente vigenti, che nessun Governo è riuscito a disboscare, che ogni Parlamento ha reso sempre più folta ed il cui sottobosco pullula di “leggine” di favore a qualcuno ed a qualcosa, approvate alla chetichella e sovente nottetempo, infilate di nascosto in un qualche Milleproroghe, nelle pieghe della finanziaria di stagione, nel decreto a tutt’altre urgenze destinato.
Quel sottobosco da sempre garantisce privilegi fiscali, tariffe inderogabili, un “orticello” da coltivare al riparo dalla competizione a corporazioni e gruppi di pressione, a professioni improbabili, ad interi ceti sociali ed a chi più ne ha, più ne metta. Questo spezzatino di interessi variamente protetti, questo mosaico di rendite di posizione ormai da decenni incrosta il mercato e sfibra la concorrenza, alle spalle ed a spese dei consumatori.
Nel lontano 2009, quando ancora andavano di moda le “lenzuolate”, si decise che Governo e Parlamento una volta l’anno avrebbero dovuto bonificare quel guazzabuglio. Da allora sono inutilmente passati sei anni e quattro o cinque Governi, finché il 7 ottobre scorso, su proposta del Governo, la Camera ha approvato e trasmesso al Senato la, a quanto pare, prima “legge annuale per il mercato e la concorrenza”.
Forte di 52 articoli che aggiungono regole a regole, spaziano dalle assicurazioni alle forniture di gas ed elettricità, dagli imballaggi alle tariffe alberghiere, alle trasmissioni televisive, alle “risorse nazionali di numerazione”, vale a dire i numeri di telefono, e tirano in ballo Commissioni, Comitati, un paio di Istituti Superiori, Autorità varie e persino la Conferenza Stato-Regioni.
Un turbinio di semplificazioni e di liberalizzazioni che un po’ semplificano ed un po’ complicano, qualcosa liberalizzano e parecchio altro consegnano alla burocrazia.
Infatti, mentre la Legge di Stabilità aumenta da 1000 a 3000 euro la soglia dei pagamenti in contanti, uno dei 52 articoli consente di pagare col telefonino l’ingresso a musei e concerti, ma, per non recare troppo disagio alle banche, niente altro.
Altri articoli vietano alle parafarmacie la vendita di medicinali di prima fascia e tolgono ai notai il monopolio della costituzione delle Srl, ma regalano loro il ben più ghiotto Registro delle Successioni e, per buon peso, revocano agli avvocati la possibilità di stipulare compravendite fino a 100.000 euro.
In compenso, per liberalizzare il sistema dei trasporti si autorizza il “noleggio di biciclette con conducente”, in pratica i risciò, e le Poste “un po’ più private”che sbarcano in Borsa possono portarsi dietro l’esclusiva della notifica di multe ed atti giudiziari.
Non è chiaro quanto mercato e concorrenza se ne gioveranno, ma è evidente che il Governo teme le corporazioni e ne rispetta gli interessi e, per non irritare le une e non disturbare gli altri, ha deciso di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte.
Con tanta carità di patria lo si può anche capire, ma almeno prenda bene la mira.