LAVORO ACCESSORIO
I nuovi voucher valgono almeno 4 ore di lavoro
di Eleonora Tomba
Novità positive dalla nuova disciplina sul lavoro accessorio, ma occhio ai controlli.
Con l’approvazione della cosiddetta “Manovrina”, il Senato ha reintrodotto tra le varie norme, il lavoro accessorio, abrogato a marzo scorso con il DL n. 25/2017, prevedendo tra le altre novità la doppia formula del “libretto famiglia” e del contratto di prestazione occasionale, a seconda che a utilizzarlo siano famiglie o imprenditori professionali.
Parzialmente diversa dalla precedente, la nuova disciplina dei buoni lavoro
– riduce il compenso massimo annuale percepibile da 7 a 5mila euro;-
– aumenta il valore orario da 10 a 12 euro lorde (il settore agricolo rimane agganciato al valore orario del salario stabilito dalla contrattazione collettiva);
– aumenta al 33% l’accantonamento contributivo (in Gestione Separata), ma diminuisce la quota INAIL (3,5% del compenso)
– prevede che la gestione sia solo telematica.
Nonostante sia ben lontano da un vero e proprio contratto di lavoro (come definito dal Governo), sono disciplinati riposi e pause, giornalieri e settimanali, mentre, come era in precedenza, non è prevista la copertura per malattie, maternità, ferie e disoccupazione. Questa esclusione è del tutto incomprensibile e in contraddizione con l’innalzamento del costo contributivo ai fini pensionistici, ormai pari a quello previsto per il lavoro subordinato: i prestatori di lavoro accessorio avranno, quindi, una giusta copertura contributiva ma non potranno ammalarsi o fare figli.
La vera novità, che va nella direzione da noi più volte auspicata, è che il valore minimo del primo buono lavoro della giornata è pari a 4 ore di retribuzione: ciò significa che non sarà più possibile dichiarare una sola ora di lavoro occasionale al giorno ma sempre un minimo di quattro. Questa è in assoluto la norma che più risponde alle richieste del Sindacato, poiché consentirà di restringere l’utilizzo fraudolento dei voucher e di garantire ai lavoratori una retribuzione corrispondente, almeno, a mezza giornata di lavoro.
Per quanto riguarda i tetti economici, quello di 5mila euro non è solo per i lavoratori (si sale a 6.250 per studenti, disoccupati e pensionati) ma anche per le imprese, prima esentate da qualunque limite di utilizzo. Inoltre, il singolo lavoratore non potrà avere rapporti con lo stesso committente per oltre 2.500 euro (prima erano 2mila).
Come con la vecchia disciplina, l’agricoltura ha una serie di eccezioni: dal punto di vista soggettivo possono essere assunti con i nuovi voucher solo studenti entro i 25 anni, pensionati, disoccupati inseriti in un percorso di politiche attive e percettori di trattamenti di sostegno al reddito; tutti questi soggetti non devono comunque essere stati iscritti negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli dell’anno precedente. Il valore del voucher orario è pari alla retribuzione prevista dai contratti e l’azienda dovrà comunicare l’utilizzo della prestazione almeno un’ora prima dell’inizio con riferimento a un arco temporale massimo di tre giorni.
Valutiamo positivamente il mantenimento di limiti soggettivi, poiché hanno sempre consentito di evitare le degenerazioni verificatesi in altri comparti produttivi. Insieme a Fai e Flai dovremo ora incontrarci con Confagricoltura, Coldiretti e Cia per definire insieme il valore orario delle retribuzioni provinciali che l’INPS dovrà avere a riferimento per quantificare il costo dei voucher.
Con la nuova legge, controllare gli abusi dovrebbe essere più semplice, se non fosse per la possibilità, in capo al datore, di revocare il voucher entro tre giorni dalla prima segnalazione. Una falla che potrebbe legittimare illeciti: se nei tre giorni non si palesano controlli, si revoca l’attivazione e si passa al nero. Un po’ come prima, quando i voucher cartacei rimanevano nel cassetto, pronti a uscire in presenza degli ispettori.
Ci auguriamo, quindi, che l’Ispettorato nazionale vigili con un occhio particolarmente attento a queste possibili derive; dal canto nostro, pur apprezzando la nuova riformulazione della disciplina, insisteremo nel chiedere che il valore di un buono sia equiparato ad un’intera giornata di lavoro. Questo metterebbe realmente i bastoni tra le ruote a chi utilizza il lavoro accessorio in maniera fraudolenta.