La polizia della repubblica Ceca ha adottato, come sistema considerato più semplice ed efficace per identificarli, la “marchiatura” a pelle, con pennarello, di 214 rifugiati fermati al confine con l’Austria. I responsabili della sicurezza si sono giustificati spiegando che così era possibile individuare il vagone del treno dove alloggiavano e che, in particolare, in questo modo i bambini non si sarebbero potuti smarrire, arrivando a sostenere che gli stessi migranti hanno accettato volentieri di farsi “marchiare”, avendo capito che ciò era fatto nel loro interesse…
Una notizia sconvolgente che, dopo i morti nelle acque e sulle spiagge del Mediterraneo (ai quali ci siamo ormai tristemente assuefatti), dopo la chiusura della frontiera francese di Ventimiglia e i muri eretti a difesa di quella ungherese, dopo i migranti lasciati asfissiare nei Tir sulle strade del nostro continente, misura la gravità crescente di una situazione che appare sempre più drammatica e fuori controllo.
L’afflusso di profughi dall’Africa e dal medio oriente in fuga verso l’Europa da guerre, terrorismo, persecuzioni e povertà, ha assunto, ormai da mesi, i contorni di una vera e propria ondata migratoria, di portata storica, che sta mietendo migliaia di morti tra i migranti di quei paesi e, parallelamente, sta accrescendo sentimenti forti e contrastanti (dalla solidarietà, alla diffidenza e alla paura) nelle popolazioni dei paesi europei che assistono attoniti e impotenti a questa drammatica epopea.
In questo quadro, ciò che preoccupa di più è proprio la manifesta incapacità dell’Europa e dei suoi paesi membri ad affrontare la situazione. Nessun governo nazionale, né tanto meno la commissione europea, sembra sapere cosa fare: alcuni paesi proclamano l’indisponibilità a farsi carico del problema, altri, come l’Italia, combattono in prima linea ogni giorno per salvare vite umane. Ma è come cercare di asciugare il mare con una spugna…
Sintomo di tale incertezza, colpisce come in meno di due mesi, le posizioni europee siano molto mutate, sotto l’urto dirompente di nuovi arrivi e nuove tragedie. A fatica, a giugno scorso, nel vertice di Bruxelles imposto all’Europa dal nostro Premier Matteo Renzi, si giunse a un accordo per l’accoglimento di 40.000 migranti (mentre erano oltre 200.000 quelli in arrivo) che manteneva, però, come intoccabile la norma del regolamento di Dublino che obbliga i migranti ad essere registrati e a presentare domanda d’asilo nel primo paese d’approdo. Oggi, Italia, Germania e Francia insieme chiedono di rivedere le norme sulla concessione dell’asilo e un nuovo piano per distribuire 120.000 migranti.
È un fatto importante che, ci auguriamo, segni un necessario e urgente cambio di rotta. E’ ora, infatti, che l’Europa si dia una politica e una strategia diversa dalla gestione caotica e controversa adottata finora, perché non è possibile affidare a singoli paesi la gestione di un fenomeno così globale e lasciare lo svolgimento di questa tragedia nelle sole mani delle organizzazioni criminali che organizzano i viaggi della morte, pagati per altro a caro prezzo dalle stesse vittime di quella che in molti ormai definiscono come una nuova “Olocausto”.