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Debito pubblico e ricchezza finanziaria privata, un paradosso tutto italiano
E’ ormai un fatto, ragionando a colpi d’accetta, che la recessione ha ridotto la capacità dell’Italia di creare ricchezza, la disoccupazione più alta di sempre ha esaltato le diseguaglianze sociali, la finanza ha sopraffatto l’economia reale ed ha concentrato la pur diminuita ricchezza in sempre meno mani, le rigidità politico-clientelari della spesa, malgrado l’esasperazione del prelievo fiscale, hanno messo fuori controllo il disavanzo corrente e, soprattutto, il debito pubblico.
Più o meno quanto è accaduto in buona parte d’Europa, ma non dappertutto.
Accantonando per ovvi motivi la Grecia, la cui sorte dentro o fuori l’euro è ancora largamente incerta, e la Germania, che si è autonominata “benchmark” del rigore, è interessante ordinare gli Stati Membri dell’UE in ragione dell’incidenza sul loro PIL del debito pubblico, del disavanzo corrente e della ricchezza finanziaria delle famiglie.
Agli estremi opposti della graduatoria, alla voce debito pubblico, da un lato c’è l’Italia, indebitata secondo EUROSTAT per il 133,1% del suo PIL, dall’altro ci sono le Repubbliche Baltiche – Lettonia, Estonia, Lituania – il cui debito pubblico oscilla tra un po’ meno del 50 e poco più del 10% del rispettivo PIL.
Passando al disavanzo corrente, quello lituano e lettone viaggia stabilmente attorno all’1,5% del PIL, la metà di quanto l’Europa prescrive, e quello estone è praticamente al pareggio, mentre l’Italia, tra correzioni dei conti e clausole di salvaguardia, stenta a restare sotto il famigerato 3%.
Al capitolo “ricchezza finanziaria privata”, però, l’Italia sale nella parte alta della classifica, le famiglie italiane hanno depositi bancari, azioni, obbligazioni, titoli di Stato, polizze, quote di fondi di investimento per 3.858 miliardi di euro, oltre due volte e mezza il PIL di un intero anno, poco meno del doppio del debito pubblico del Paese, da tre a quattro volte più della ricchezza finanziaria delle virtuose famiglie baltiche.
Tuttavia in Italia solo il 10% delle famiglie possiede più della metà della ricchezza nazionale, mentre una famiglia italiana su cinque versa in condizioni di relativa o assoluta povertà, un abisso di diseguaglianza tra i più stridenti del continente.
Che non a caso, in Italia, viaggia di pari passo all’affanno dei conti pubblici, all’infinito crescere del debito, alla disoccupazione più alta di sempre.