Dei 7 miliardi e 600 milioni di persone, che a fine 2017 costituivano la popolazione mondiale, oltre 1 persona su 30 è migrante. Stiamo parlando di 258 milioni di individui, ovvero il 3,4% di tutti gli esseri umani del pianeta. Un numero cospicuo che non solo, in due anni, è aumentato di 14 milioni ma è destinato a crescere visto che, secondo le stime dell’Onu, nel 2050 i migranti raggiungeranno i 469 milioni. Sono i numeri che emergono dal Dossier Statistico Immigrazione 2018 realizzato dal Centro studi e Ricerche Idos, in partenariato con il Centro Studi Confronti e la collaborazione dell’Unar e presentato, oggi, a Roma. Il Rapporto, giunto alla 28° edizione, si propone come strumento, che attraverso i numeri e un’analisi ragionata della realtà, aiuta a conseguire una comprensione più esatta di un fenomeno destinato a riguardarci sempre di più.
Secondo lo studio circa 230 milioni, la stragrande maggioranza, sono “migranti economici” e loro familiari. Tuttavia, non sono solo le ragioni economiche a determinare le migrazioni. I cosiddetti “migranti forzati”, infatti, sono saliti a 68 milioni nel 2017: 2,4 milioni in più rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda il nostro paese emerge una situazione di scarsa conoscenza del fenomeno migratorio e di errata percezione della realtà. L’ultima relazione della Commissione parlamentare Jo Cox sulla xenofobia e il razzismo mette in luce che l’Italia è il paese del mondo con il più alto tasso di disinformazione sull’immigrazione. Gli italiani, inoltre, risultano essere i cittadini europei con la percezione più lontana dalla realtà riguardo al numero di stranieri che vivono nel Paese, credendo che ve ne siano più del doppio di quelli effettivamente presenti. In realtà nell’UE a 28 Stati, dove i cittadini stranieri sono 38,6 milioni e incidono il 7,5% sulla popolazione complessiva, l’Italia non è né il paese con il numero più alto di immigrati né quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo. Con circa 5 milioni di residenti stranieri, viene dopo la Germania, che ne conta 9,2 milioni, e il Regno Unito, con 6,1 milioni. Anche l’incidenza sulla popolazione complessiva, pari all’8,5%, risulta più bassa di quella di Germania (11,2%), Regno Unito (9,2%) e diversi altri paesi più piccoli dell’Unione, dove i numeri superano anche in maniera consistente il 10% (Cipro 16,4%, Austria 15,2%, Belgio 11,9 %).
Nel 2017, a fronte di un contesto mondiale caratterizzato da un aumento delle migrazioni, l’UE ha conosciuto un drastico calo sia degli attraversamenti irregolari delle frontiere sia delle richieste di asilo presentate. Anche in Italia, contrariamente alla credenza che vorrebbe il paese assediato e “invaso” dagli stranieri, al netto dei movimenti interni il loro numero è pressoché stabile intorno ai 5 milioni dal 2013; e la loro incidenza, nell’ordine dell’8% sempre dal 2013, aumenta di pochissimi decimali all’anno soprattutto a causa della diminuzione della popolazione italiana, sempre più anziana, meno feconda, e tornata a migrare verso l’estero. I soggiornanti non comunitari, in particolare, sono 3 milioni e 700 mila, un numero invariato negli ultimi 3 anni, anche per la consistente diminuzione degli sbarchi: 119.000 (-62.000 rispetto al 2016). Un calo divenuto ancor più drastico nel 2018, al punto che il boom di profughi che attraverso il deserto e le rotte del Mediterraneo centrale, sono approdati sulle coste italiane può considerarsi esaurito proprio nel 2017. Tra i residenti stranieri nel loro complesso la componente femminile è leggermente prevalente, 52%.
Gli immigrati che risiedono in Italia provengono da 200 diversi paesi nel mondo: per la metà (2,6 milioni) sono cittadini di un paese europeo, mentre un quinto (1 milione) viene dall’Africa e una quota solo di poco inferiore viene dall’Asia. Gli americani sono circa 370.000 (7,2%), per lo più cittadini sudamericani (6,9%). Con l’83,1% di tutti i residenti stranieri, il Centro Nord continua ad essere l’area che ne catalizza una quota maggiore.