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CRISI DEMOGRAFICA. L’Italia non è un paese per giovani

di Raffaella Sette

29 Ottobre 2018
in INTERNAZIONALE
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crisi demografica
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Negli ultimi anni la diminuzione delle nascite sta stravolgendo la demografia italiana. Lo scorso anno il saldo naturale registrato dall’Istat ha segnato il record storico (-183 mila la differenza tra il numero di nascite e il numero di decessi). Nel 2017 si stima siano venuti al mondo 464mila bambini, il 2% in meno rispetto al 2016, quando se ne contavano 273 mila. È stato il nuovo minimo storico dall’unità d’Italia, il nono anno consecutivo di diminuzione dal 2008, anno in cui i nati furono 577mila.

I demografi non hanno dubbi: il paese si è incanalato in una spirale di decrescita naturale che, alla luce dei bassi livelli di natalità, non solo appare difficilmente invertibile, ma apre la strada alla concreta prospettiva di un ulteriore allargamento della forbice nascite-decessi negli anni a venire.

L’Italia invecchia, e il fatto che sia uno tra i paesi più vecchi al mondo lo dimostra il sorpasso degli ‘over 60’ (pari al 28,7% della popolazione italiana) sugli ‘under 30’ (il 28,4%). Dal 1991 ad oggi i giovani sono diminuiti di 11,2 punti percentuali mentre gli anziani sono aumentati del 7,6%. Un pesante squilibrio demografico che non può essere giustificato dal solo fenomeno della longevità, ma deve essere motivato dall’assenza di investimenti quantitativi e qualitativi per le nuove generazioni e soprattutto a sostegno della genitorialità.

Per rilanciare le nascite non bastano gli aiuti monetari, come i premi alla nascita e bonus di vario genere, ma accanto alle risorse serve un maggior impegno concreto del Governo verso le politiche della famiglia con la previsione di servizi e soprattutto di un nuovo Welfare contrattuale e pubblico.

La Uila spende tante energie, prevalentemente attraverso la contrattazione, per realizzare il principio di uguaglianza fra i sessi, facilitare l’occupazione femminile e sostenere la genitorialità. A tal proposito, auspichiamo che le nostre proposte di legge sulla maternità, in cui sono previste specifiche misure a sostegno della genitorialità, incardinate nei lavori parlamentari (Atto Camera n. 549 e 550) e assegnate alla Commissione Lavoro della Camera, diventino norme di giustizia sociale. L’obiettivo che vogliamo perseguire, infatti, è che in futuro non ci siano più donne costrette a scegliere tra il lavoro e l’essere madre, tra l’ufficio e gli affetti, perché entrambi gli aspetti devono avere pari dignità. Vogliamo che avere figli non sia un lusso che pochi possono permettersi e vogliamo che gli italiani tornino a fare figli

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Autorizzazione tribunale della stampa n. 101/2012 del 16 aprile 2012, diffusione online
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