LAVORO
Voucher triplicati, unica forma di reddito per oltre 1 milione di persone
Finalmente qualcuno si è accorto (oltre al sindacato) che i voucher non remunerano piccoli lavoretti occasionali ma sono una vera e propria forma di sfruttamento che colpisce più di un milione di persone.
Il grido di allarme viene da una voce quanto mai autorevole, quella del neo-Presidente dell’INPS, Tito Boeri che recentemente ha dichiarato che il forte incremento dell’utilizzo dei voucher (con cui si pagano le prestazioni di lavoro occasionali) “può essere un segnale di problemi futuri perché c’è il rischio che questa sia la nuova frontiera del precariato, in quanto per molte persone questa può essere l’unica forma di lavoro”. Il Presidente dell’INPS ha portato a sostegno delle sue preoccupazioni alcune cifre: i voucher “sempre più rappresentano l’unica prestazione lavorativa” per oltre un milione di persone con età media di 36 anni (517.474 donne e 492.052 uomini nel 2014).
A far da eco all’allarme lanciato da Boeri, sulle pagine del Corriere della Sera, Enrico Marri, attento studioso del mondo del lavoro, ha scritto: “quando il voucher diventa uno strumento per mascherare il lavoro subordinato o peggio ancora per dare una sembianza di regolarità ad attività in nero, va combattuto”. Meglio tardi che mai! Noi sono anni che spieghiamo che i voucher sono una delle tante modalità regalate dai governanti di questo paese a sedicenti imprenditori per evadere tasse e contributi e, soprattutto, per continuare a pagare in nero grande parte della retribuzione dei lavoratori alle loro dipendenze.
Continua, invece, a difendere i voucher ogni oltre evidenza il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi: “i voucher preoccupano solo quando non ci sono, come in due terzi d’Italia ove gli spezzoni lavorativi restano sommersi”. Da lui non possiamo aspettarci altro, ne è stato l’artefice, avendo stravolto quella che era l’idea originale e condivisibile di Marco Biagi.
Purtroppo oggi siamo alla vigilia dell’ennesimo provvedimento governativo che tenterà di estendere ulteriormente l’utilizzo di questa truffa legalizzata. Oltre denunciarne gli effetti perversi, cosa possiamo proporre?
L’INPS e il Ministero del Lavoro potrebbero forse offrirci qualche dato in più, per esempio sui lavoratori che li percepiscono. Sono veramente usciti dal nero o, al contrario, nella maggioranza sono precipitati in un nuovo sistema di sfruttamento?
E chi sono coloro che li erogano? Genitori che pagano supplenze per i figli e anziani che fanno pulire i loro giardini (come sperava Marco Biagi) oppure commercianti e imprenditori che, anziché pagare i dipendenti con salari contrattuali, alla fine di ogni giornata di lavoro pagano in nero e, con un voucher da 10 euro, mettono un vero/finto bollo di legalità?
È da quando i voucher sono entrati in vigore che il sindacato chiede al Governo e all’INPS di rispondere a queste semplici domande, ora che il nuovo Presidente segnala con preoccupazione le distorsioni evidenti di questo strumento, forse qualche risposta arriverà.