L’organizzazione internazionale del lavoro (Oil) ha pubblicato il Rapporto 2022 sulla contrattazione collettiva, un voluminoso documento di 120 pagine basato sull’analisi delle legislazioni nazionali di 125 paesi e sul contenuto di 512 contratti collettivi conclusi in 98 paesi, nei quali oltre il 35% dei lavoratori risulta coperto da disposizioni contrattuali su salari, orari di lavoro e altre condizioni di lavoro. Tuttavia, il tasso di copertura della contrattazione varia notevolmente e va da oltre il 75% in molti paesi europei e in Uruguay a meno del 25% in circa la metà dei paesi per i quali esistono dei dati.
La contrattazione collettiva, spiega il rapporto, è un processo di negoziazione volontaria tra organizzazioni datoriali e sindacali che si basa sul principio della buona fede e che può far progredire l’uguaglianza e l’inclusione. Più alta è la copertura dei contratti collettivi per i lavoratori, minori sono le differenze salariali. Inoltre, la contrattazione collettiva contribuisce a ridurre il divario salariale di genere. Il 59% dei contratti collettivi analizzati, infatti, evidenzia l’impegno congiunto delle parti a contrastare le disuguaglianze di genere, garantendo parità di retribuzione per un lavoro di egual valore, introducendo congedi parentali e familiari e contrastando la violenza e le molestie di genere nel mondo del lavoro.
La contrattazione collettiva ha anche svolto un ruolo cruciale nel mitigare l’impatto del Covid-19 su occupazione e redditi, contribuendo ad attutire le disuguaglianze e, allo stesso tempo, rafforzando la resilienza delle imprese e del mercato del lavoro. L’adattamento delle misure di sanità pubblica e il rafforzamento della salute e sicurezza sul lavoro, unitamente ai congedi per malattia e le prestazioni sanitarie previste da molti contratti collettivi, hanno, infatti, contribuito a proteggere milioni di lavoratori.
La contrattazione collettiva, spiega l’Oil, è essenziale per affrontare i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro e, soprattutto, alla luce della crescita esponenziale di alcune forme di lavoro (tra cui il lavoro temporaneo, a tempo parziale e a chiamata, il lavoro autonomo dipendente e, più recentemente, il lavoro su piattaforma), per garantire l’effettivo riconoscimento del diritto alla contrattazione collettiva per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Ma, affinché possa essere efficace, occorre affrontare alcune priorità.
Innanzitutto, occorre accrescere la partecipazione dei datori di lavoro e dei lavoratori per rafforzare il ruolo delle loro organizzazioni, sia in termini di rappresentatività che di capacità a rappresentare interessi diversi, nelle decisioni relative al mondo del lavoro. Inoltre, in un contesto di cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, è necessario rafforzare il riconoscimento effettivo del diritto alla contrattazione collettiva per garantire una protezione adeguata di tutti i lavoratori. In particolare, il ruolo delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori dovrà essere fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda 2030 promossa dalle Nazioni Unite, in particolare l’Obiettivo 8 (lavoro dignitoso e crescita economica).
La contrattazione collettiva, conclude il Rapporto, è il migliore strumento per mirare a contrastare le disuguaglianze e l’esclusione, garantire la sicurezza economica, facilitare le giuste transizioni e la flessibilità dell’orario di lavoro, per migliorare l’equilibrio tra vita privata e professionale, promuovere la parità di genere e la creazione di imprese sostenibili.
Leggi il rapporto integrale (in inglese): wcms_842807.pdf (ilo.org)
Leggi la sintesi (in italiano): Rapporto sul dialogo sociale 2022 — Sintesi del rapporto (ilo.org)