PESCA ILLEGALE
Cresce il consenso internazionale su accordo Fao del 2009
Uilapesca: l’Italia ratifichi anche la Convenzione ILO C 188
di Fabrizio De Pascale
Con la ratifica da parte dell’Islanda salgono a 12 i paesi che hanno ratificato l’accordo internazionale definito in ambito Fao nel 2009 sulle misure dello Stato di approdo per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN). Ne da notizia la Fao in un comunicato stampa nel quale precisa che altri due paesi si accingono a ratificare la convenzione che entrerà in vigore quando avrà raggiunto 25 ratifiche.
La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU, l’acronimo inglese) si stima gravi sull’economia globale tra i 10 e i 23 miliardi di dollari, e le sue conseguenze minano il modo in cui gli stock ittici vengono gestiti, raddoppiando i motivi di preoccupazione. La pesca illegale – che comprende le operazioni senza autorizzazione, la pesca di specie protette, l’impiego di attrezzi da pesca fuorilegge e la violazione dei limiti di quota – può raggiungere 26 milioni di tonnellate di pesce l’anno, più del 15% della produzione mondiale totale. Oltre ai danni economici, pone rischi per la biodiversità locale e la sicurezza alimentare di molti paesi.
Le Misure sullo Stato d’approdo si riferiscono in genere alle azioni intraprese per rilevare la pesca illegale quando le navi arrivano nei porti. L’Accordo promuove la collaborazione tra pescatori, autorità portuali, guardie costiere e marine per rafforzare le ispezioni e le procedure di controllo nei porti e sulle navi. E quello che è importante, permette agli Stati di impedire gli sbarchi di catture provenienti da pesca INN, indipendentemente dalla bandiera delle navi. L’accordo consentirà una migliore conformità con il Codice di condotta della FAO per una pesca responsabile del 1995 che cerca di promuovere la sostenibilità del settore a lungo termine.
A giudizio della Uilapesca, inoltre, la pesca illegale INN comporta anche delle forti ripercussioni sociali in quanto viene esercitata da imbarcazioni sulle quali le condizioni di vita e di lavoro sono spesso disattese e rappresenta una grave forma di concorrenza sleale nei confronti dei pescherecci che operano nella legalità e nel rispetto dei diritti del lavoro.
Per questo, nell’auspicare la rapida ratifica da parte dell’Italia dell’accordo Fao del 2009, la Uilapesca chiede al governo italiano di ratificare anche la Convenzione ILO C 188 sul lavoro nella pesca, approvata nel 2007, la cui entrata in vigore consentirà di assicurare, a livello internazionale, condizioni di lavoro decenti per tutti i lavoratori del settore.