COPAGRI
Pac: l’incertezza dei produttori mette a rischio gli aiuti diretti
di Alessandro Ranaldi
L’applicazione della nuova Pac sta determinando molta incertezza sia negli operatori che negli agricoltori. I cambiamenti introdotti e un sistema informatico non adeguato né tantomeno aggiornato sta mettendo da un lato i Caa nell’impossibilità di operare adeguatamente e, dall’altro, gli agricoltori nell’impossibilità di presentare le domande.
E’ necessario un cambio di rotta. O si cambia metodo o l’agricoltura italiana perderà gli aiuti diretti comunitari. A meno di 20 giorni dalla chiusura dei termini per presentare le domande uniche Pac, i centri di assistenza agricoli (CAA) sono riusciti a lavorare un numero minimo di domande di produttori agricoli. Non sappiamo quanti di loro abbiano individualmente inviato le domande tramite il sistema telematico semplificato Agricoltura 2.0. Certo, il nostro auspicio è che siano la maggioranza, ma temiamo che non sia così.
Oltre ad un sistema informatico carente e non costantemente aggiornato su tutti i complessi mutamenti della nuova Pac, incidono gli intoppi burocratici. I decreti ministeriali e le circolari Agea, emanati già con forte ritardo, vengono quotidianamente sottoposti a rettifica o aggiornamento. In questa situazione di incertezza e confusione, il rischio è che i produttori rinuncino per sfinimento e sfiducia a presentare la domanda di aiuti Pac.
E’ ora che il Ministro, l’Agea, gli organismi pagatori, il Sin ciascuno si assuma le proprie responsabilità se veramente vogliamo che, nell’anno di Expo 2015, anche l’agricoltura italiana concorra a nutrire il pianeta. Noi ci mettiamo quotidianamente la faccia davanti ai produttori che si rivolgono alle nostre sedi, ma siamo impotenti. È quindi opportuno percorrere tutte le strade possibili, anche tornando a Bruxelles, per cercare soluzioni che possano assicurare all’agricoltura italiana di non perdere le risorse ad essa destinate.