GIORNO PER GIORNO
Nuovi contratti, rischio “bolla occupazionale”
Sono interessanti i nuovi dati relativi al primo mese di entrata in vigore della riforma del Jobs Act dai quali emerge che i nuovi contratti attivati sono stati 641mila, di cui 162.498 a tempo indeterminato (40mila trasformazioni da tempo determinato), a fronte di 549.273 cessazioni (108.647 a tempo indeterminato), con un saldo positivo di 31mila posti. Sia pure di poco, ma sembra quindi che l’occupazione sia in crescita.
La lettura dei dati va fatta non solo con cauto ottimismo, ma tendendo ben presente un altro fattore. A ben guardare, infatti, le imprese sembrano essere attratte più dagli sgravi contributivi a favore della stabilizzazione dei dipendenti, che non dalla ricetta delle tutele crescenti introdotta con il Jobs Act. La flessibilità normativa non sembra essere la motivazione principale alla base della crescita dei nuovi contratti.
Qualcuno dovrebbe cominciare a porsi il problema di quello che accadrà allo scadere degli incentivi oppure al 1° gennaio 2016 quando per le nuove assunzioni non sono previsti nuovi vantaggi. Il rischio è quello di ritrovarsi di fronte a una vera e propria bolla occupazionale.
Come Uila da sempre sosteniamo che il costo contributivo dei contratti a tempo indeterminato deve, in maniera strutturale, essere un po’ meno oneroso delle altre opportunità contrattuali.Gli sgravi attuali, a carico della fiscalità generale, sono alla lunga insostenibili, inoltre le imprese e i lavoratori hanno bisogno di certezze sulle quali decidere investimenti e futuro professionale.
Il Governo dia quindi un taglio a sconti contributivi destinati ad esaurire i loro effetti in tempi brevi e garantisca una certezza destinata a non cambiare più nel tempo: il costo contributivo dei contratti a tempo indeterminato sia un po’ meno oneroso di tutte le altre forme di assunzione.