Rapporto Ituc sui diritti sindacali a livello globale
Libertà sindacali sempre più difficili nel mondo. L’ITUC, la Confederazione internazionale dei sindacati – cui la UILA, attraverso la UIL, aderisce – ha presentato oggi il “Global Rights Index” il Rapporto annuale sui diritti sindacali nel mondo.
La realtà mondiale che emerge non è proprio rosea. Tra i dati che vale forse la pena sottolineare ci sono quelli dei sindacalisti uccisi o delle gravi violazioni alla libertà di espressione che vengono ancora messe in atto. In un anno sono rimasti uccisi sindacalisti in 10 paesi del mondo; l’85% dei paesi ha violato almeno una volta il diritto di sciopero, l’80% nega la libera contrattazione collettiva per alcune categorie di lavoratori e, in molti casi, per tutte; il numero di paesi che escludono i lavoratori dal diritto di costituire o aderire a un libero sindacato è passato da 92 a 107, così come è aumentato da 59 a 64 il numero di paesi in cui i lavoratori sono stati arrestati e detenuti per motivi sindacali.
Inoltre, su 145 paesi esaminati, ben 54 negano o limitano la libertà di parola e la libertà di associazione al sindacato libero, nel 59% degli stessi viene impedita la registrazione dei sindacati e in 52 ci sono stati casi di violenze di piazza sui lavoratori.
Particolarmente interessante è poi la mappa mondiale delle violazioni di quei diritti che, si ricordi, sono sanciti dalle convenzioni ONU dell’OIL, l’Agenzia internazionale per il Lavoro, che ha sede a Ginevra, e di cui in questo giugno ricorre il centenario. Le zone “peggiori”, scrive il Rapporto, sono vaste aree dell’Africa, del Medio Oriente e dell’America Latina, ma non mancano segnali allarmanti in aree considerate tradizionalmente più civili come l’Europa e il Nord America, soprattutto, per quanto riguarda la crescente ingerenza delle legislazioni e delle politiche nazionali sulla libera vita delle associazioni sindacali, di qualsiasi colore e tendenza esse siano.