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Mantegazza: da Governo e Confindustria segnali deludenti

6 Ottobre 2015
in L'INTERVISTA
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L’intervista
Mantegazza: da Governo e Confindustria segnali deludenti

Il governo si accinge a presentare la nuova legge di stabilità, mentre le trattative per il rinnovo del Ccnl industria alimentare sembrano frenate dalla scesa in campo di Confindustria. Ne parliamo con il segretario della Uila Stefano Mantegazza.

Legge di stabilità

D. Partiamo dalla legge di stabilità. Cosa ci aspetta?

R. Direi che siamo alle solite e che ricomincia il “giochino” delle cifre al quale Renzi ci ha ormai abituato da tempo. Il Presidente del Consiglio aveva garantito che dalla spending review sarebbero arrivati 10 miliardi che però giorno dopo giorno si stanno assottigliando. Oggi siamo a 6 o 7. Ancora: 17 dei 27 miliardi complessivi verranno “trovati” solo se l’Europa ci autorizzerà ad aumentare il deficit. Andando avanti così, la manovra per più di due terzi del suo valore caricherà sulle spalle degli italiani o più debiti o più tasse. Siamo alle solite. E poi non se ne può più!

D. Di cosa?

R. Ma è possibile che ogni governo si ponga il problema della legge di stabilità solo a fine settembre? Si parte con i proclami e le promesse e si arriva a cercare i soldi nei salvadanai degli italiani. Non è più accettabile che non ci sia un piano di lungo respiro che riguardi investimenti e sviluppo.

Tassa sulla casa e decontribuzione

D. Beh però Renzi ha annunciato di voler riproporre anche per il prossimo anno la scelta di una decontribuzione, seppur ridotta, per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e l’abolizione della tassa sulla casa. Sono misure che guardano al futuro…
R. Partiamo dalla seconda misura. Sicuramente l’abolizione della tassa sulla casa sarà una scelta che farà felice l’85% della popolazione italiana che è proprietario di un immobile. Ma, mi chiedo: è giusto “abbuonare” questa tassa a chi è molto ricco e neppure si accorgerà del regalino fattogli da Renzi? Non sarebbe stato più intelligente utilizzare queste risorse per finanziare altre scelte più utili a favorire l’occupazione e lo sviluppo del paese?
D. È critico anche sulla decontribuzione per i neo assunti?

R. Si, non nel merito del provvedimento ma sul fatto che esso è temporaneo e che la sua applicazione resta legata a provvedimenti da prendere di anno in anno. La scelta giusta sarebbe decidere una soluzione strutturale, per cui, in termini generali e duraturi, il rapporto di lavoro a tempo indeterminato risulti più conveniente e meno oneroso di qualsiasi altro tipo di rapporto di lavoro. Una proposta che la Uil ha fatto oltre 20 anni fa…

Rinnovo Ccnl industria alimentare

D. Cambiamo argomento: le trattative con Federalimentare sono partite…

R. Si ma scontano una posizione inaccettabile di Confindustria.

D. Quale?

R. Secondo Confindustria i lavoratori dovrebbero restituire il salario oltre l’inflazione effettivamente maturata.

D. E perché questa sarebbe una posizione inaccettabile?

R. Innanzitutto perché è dal ’92 che i salari nominali crescono un po’ più dell’inflazione e ricordarselo ora che l’Italia è ripartita mi sembra molto pretestuoso. Poi perché le imprese  hanno beneficiato, quest’anno, di una forte riduzione del costo del lavoro. Pagano meno tasse e meno contributi e, all’orizzonte, si intravedono ulteriori sgravi. Capisco che l’appetito vien mangiando ma dovrebbero accontentarsi…

D. Però l’ufficio studi di Confindustria ha presentato proprio in questi giorni dei dati dai quali si evince che le retribuzioni reali sarebbero aumentate negli ultimi 3 anni del 4,6%… R. Si, e tutti i “media” hanno scritto e raccontato quanto sono fortunati i lavoratori italiani. Purtroppo, la realtà è molto diversa.

D. E quale sarebbe?

R. Si evince dallo stesso studio di Confindustria, basta non fermarsi ai titoli di testa. Confrontando le variazioni della retribuzione netta individuale e del reddito disponibile familiare, a prezzi costanti, risulta che a fronte di un aumento del 2,6% della prima, il secondo ha perso il 20% dal 2000 a oggi. Ecco perché i contratti vanno rinnovati in fretta e con gli aumenti salariali che il sindacato ha chiesto nelle piattaforme.

Lotta al lavoro nero
D. Una ultima domanda: sul versante della lotta al caporalato a che punto siamo?

R. Siamo sempre in attesa che il governo si muova. Qualche giorno fa ho denunciato l’atteggiamento del governo che, mentre in poche ore, ha approvato un decreto per limitare le libertà sindacali dei lavoratori, non ritiene utile agire con la stessa solerzia per combattere il lavoro nero in agricoltura. Senza il decreto che chiediamo da mesi non si combina nulla. Se il Governo non lo emana, si assume grandi responsabilità. La cosa incredibile è che un probabile testo del decreto è stato pubblicato da un noto quotidiano, già diversi giorni fa, ma ancora nella riunione di oggi (5 ottobre ndr), il consiglio dei ministri non ha ritenuto di doverlo emanare.

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