Giornata mondiale della pesca
La Santa Sede chiede ratifica convenzioni FAO e ILO e maggiore cooperazione internazionale
di Fabrizio De Pascale
A due anni di distanza, la Santa Sede ripropone con forza, in occasione della giornata mondiale della pesca, il tema della violazione dei diritti umani e del lavoro nel settore. E lo fa, così come nel 2016, con un grande evento svoltosi presso la FAO a Roma il 21 novembre, al quale sono intervenuti: il direttore generale FAO, José Graziano Da Silva, il direttore generale aggiunto ILO Moussa Oumarou, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano della Santa Sede, Monsignor Paul Richard Gallagher segretario di Stato della Santa Sede per i rapporti con gli altri stati.
Al centro della discussione, il messaggio che tradizionalmente la Santa Sede rivolge in occasione della giornata mondiale della pesca. Un messaggio, quest’anno, particolarmente forte sia nei contenuti che nella forma.
Nei contenuti perché, nel denunciare lo sfruttamento massiccio dei pescatori e nel riconoscere il legame tra violazione dei diritti delle persone e pesca illegale (INN), vengono ribaditi i contenuti della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948, in particolare i diritti del lavoro previsti dall’art.23 e, soprattutto, si afferma che i “diritti lavorativi fondamentali sono diritti umani e devono essere altresì i diritti dei pescatori!”.
Sempre nei contenuti, perché il messaggio si rivolge anche “alle agenzie internazionali affinché uniscano gli sforzi, lasciando da parte le differenze, l’antagonismo e la rivalità, al fine di sviluppare una tabella di marcia verso una diffusa ratifica e attuazione degli strumenti internazionali”. Aggiungendo come “questa cooperazione dovrebbe essere perseguita a livello mondiale, regionale, nazionale e locale e garantire il coinvolgimento della società civile, dell’industria e dei venditori, delle ONG, dei sindacati e della Chiesa”.
Nella forma perché alcuni contenuti del messaggio vengono proposti sotto forma di preghiera: “O signore nostro Gesù Cristo, …, col cuore in mano ti chiediamo di illuminare la mente dei governanti di tutto il mondo, affinché ratifichino gli strumenti internazionali adottati e approvati dai paesi membri delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite per poter cambiare radicalmente la vita dei lavoratori della pesca e delle loro famiglie e lo stato ambientale delle risorse ittiche”.
E, sempre nella preghiera, dopo aver elencato i diritti al lavoro previsti dalla Dichiarazione del 1948, si invoca la “Beata Vergine Maria, Stella del mare” e il suo aiuto “a lavorare assieme per arrestare il traffico di esseri umani e il lavoro forzato in mare, migliorare le condizioni di lavoro e sicurezza e combattere la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, creando un settore della pesca sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale e commerciale”.
A conclusione di questi interventi si è aperta una sessione di discussione, moderata da Felix Marttin del dipartimento pesca della FAO, alla quale hanno partecipato: Nicole Franz (FAO), Aurora De Blas Carbonero (FAO-Cofi), insieme ai rappresentanti delle parti sociali e della società civile: Ment van der Zwan per Europeche, Luz Baz per il sindacato ITF, Martina Liebsch della Caritas internazionale. A questa discussione ha fatto seguito un dibattito, aperto al pubblico, nel corso del quale sono intervenuti esponenti di diversi paesi, organizzazioni sindacali e umanitarie. In particolare, Kirill Buketov per lo IUF e Fabrizio De Pascale (Uilapesca).
L’evento, la cui realizzazione è stata facilitata da padre Bruno Ciceri, direttore dell’Apostolato internazionale del mare si è concluso con l’intervento di Monsignor Fernando Chica Arellano osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO che ha ribadito l’appello agli stati per la ratifica e l’applicazione delle Convenzioni internazionali in materia.
Infatti, con la simultanea entrata in vigore, nel 2017, della Convenzione ILO C 188 sul lavoro decente nella pesca e dell’Accordo FAO sul ruolo degli Stati porto nella lotta alla pesca illegale (INN), si è aperta una nuova fase storica che vedrà tutti i soggetti coinvolti (Organizzazioni internazionali, organizzazioni regionali per la pesca, Stati membri, ma anche forze sociali e ONG) impegnati con nuove responsabilità, competenze e opportunità di intervento per creare, proprio come recita la preghiera della Santa Sede “un settore della pesca sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale e commerciale”.
Coinvolgere maggiormente i rappresentanti dei pescatori nella definizione delle politiche di gestione della pesca e, allo stesso tempo, combattere insieme la lotta contro la pesca illegale e contro la violazione dei diritti umani e del lavoro nel settore, sono le priorità da affrontare in futuro e questa duplice azione deve essere sviluppata anche e soprattutto nell’ambito delle organizzazioni regionali per la pesca marittima che, sempre più, sono gli attori principali nella definizione di misure di controllo e gestione della pesca. Lo scorso mese di settembre a Malta, la Commissione generale della pesca per il Mediterraneo ha adottato una dichiarazione ministeriale e un piano d’azione sullo sviluppo sostenibile della piccola pesca nella regione che, per la prima volta, introduce il tema del “lavoro decente” nell’agenda di lavoro di una organizzazione regionale, prevedendo, tra l’altro, lo svolgimento di una conferenza internazionale sugli aspetti sociali e sul lavoro decente nella pesca, entro il 2019.
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