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L’Italia non merita una nuova crisi

di Giampiero Bianchi

14 Agosto 2019
in Economia, La Lettura
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Marco Fortis, Il Mulino, Bologna 2019, pp.193

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L’Autore, economista e vice presidente della Fondazione Edison, è noto per il particolare angolo visuale con cui, da anni, sui principali giornali italiani, guarda all’economia reale del nostro Paese, evidenziandone i molti punti di forza e i grandi risultati raggiunti (“troppo spesso sconosciuti o sottovalutati”, aggiunge) senza però dimenticarne debolezze e contraddizioni.
In questo volume sono raccolti i principali e più significativi contributi degli ultimi anni, rivisti e corretti, con un’iniziale sintesi interpretativa.
Per Fortis infatti il nostro Paese resta, nonostante i suoi tanti difetti, un grande paese industriale uscito brillantemente dalla grande crisi mondiale del 2007-2008, in cui ha confermato se non ampliato i suoi primati, dal suo crescente surplus commerciale alla qualità delle sue produzioni, dall’innovazione della sua eccellente industria ai tanti primati economici raggiunti non solo nei settori tradizionali (meccanica, moda, alimentare…) ma anche in tanti nuovi settori in cui prima non era tra i leader.
Esso però rischia, avverte l’autore, di sprofondare in una nuova fase di arresto per motivi solo politici.
La prima parte del volume raccoglie gli articoli che trattano gli elementi di solidità “strutturale” della nostra economia, con una crescita trainata dagli investimenti privati e accompagnata dalla creazione di nuovi posti di lavoro; industria, commercio e turismo sono infatti cresciuti assieme mediamente del 10%. (dai primi anni 2000 al 2018). Nella seconda parte si guarda in particolare agli ultimissimi sviluppi. Ma non tutto è positivo. Fermo resta infatti il settore delle opere pubbliche, debole è la dinamica dei comparti dello Stato, pesante il peso della burocrazia, perdurante la crisi dell’edilizia e dei servizi pubblici locali e delle reti, evidente la crisi delle nostre banche: di qui per Fortis la coesistenza, accanto all’Italia che cresce, di un secondo Paese parallelo al primo che ne frena il risultato complessivo.
I bassi consumi privati italiani (ma anch’essi ultimamente in crescita, seppure di poco) spingono però ad un grande sviluppo del nostro export, tra i primi 5 migliori al mondo, come osserva l’osservatorio internazionale del WTO, e le nostre imprese, anche quelle medio-piccole, sono sempre più competitive.
Questa nuova crescita ha cambiato anche la geografia interna all’Italia: oggi osserva Fortis, chi tira è un “nuovo triangolo economico” che va da Milano a Treviso-Padova a Bologna. Per chi conosce la storia economica del nostro paese è una significativa novità: dal triangolo industriale del primo miracolo economico italiano (TO-GE-MI) degli anni ’50-60 si era passati negli anni ’80 al miracolo della “fascia adriatica e della Terza Italia; oggi, il “nuovo triangolo d’oro” (MI-PD-BO) da solo rappresenta “la seconda realtà europea dopo la Germania”.
In questi ultimi anni insomma, evidenza l’economista, una parte importante del Paese si è rinnovata ed ha ripreso slancio competitivo nel mondo, aiutata anche da alcune buone politiche industriali; ma, aggiunge, c’è ora il pericolo che scelte sbagliate della politica più recente ci facciano perdere quanto di buono ottenuto finora.

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Redattori: FABRIZIO DE PASCALE, GIUSY PASCUCCI
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Autorizzazione tribunale della stampa n. 101/2012 del 16 aprile 2012, diffusione online
© 2021 Realizzazione a cura di UILA, Via Savoia 80, 00198 Roma. Tutti i diritti sono riservati - Credits: ap idee.

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