GIORNO PER GIORNO
L’improvvisa attenzione mediatica per il caporalato
A parte le montagne russe della borsa cinese, questa è stata l’estate del lavoro nero e del caporalato. Improvvisamente, tutti, giornali, istituzioni, parlamentari, si sono accorti che nelle campagne esiste lo sfruttamento della manodopera, e non solo di immigrati, ma di decine di migliaia di lavoratori che, ogni giorno, per paghe da fame svolgono lavori massacranti, vivendo in condizioni disastrose, vessati e senza alcuna tutela. Come se prima il fenomeno non esistesse. Purtroppo, complici le alte temperature e il caldo asfissiante, quest’estate un numero elevato di braccianti ha perso la vita. Quello che colpisce, però, è l’improvvisa attenzione mediatica, concentrata tra Luglio e Agosto quasi quotidianamente, su situazioni spesso denunciate dal sindacato e rimaste, per lo più, inascoltate. A questo devono aggiungersi le proposte, arrivate da più parti politiche, per combattere il lavoro nero e il caporalato che vanno dall’istituzione di una ennesima commissione parlamentare di inchiesta alla task force lanciata dal Ministero delle politiche agricole.
Secondo noi, che da sempre ci impegniamo contro lo sfruttamento dei lavoratori non servono commissioni di inchiesta, task force o altre parole tecniche che non portano però un vero cambiamento. Noi, il caporalato non abbiamo mai smesso di combatterlo; noi, l’anno scorso abbiamo raccolto il consenso di ca. 100 parlamentari per il disegno di legge da cui poi è nata la Rete del lavoro agricolo di qualità; noi, eravamo a Rosarno subito dopo i fatti tragici del 2010 e ci siamo tornati pochi mesi fa portando lì associazioni datoriali e il ministro Martina per assumere degli impegni precisi sul lavoro nero. Impegni che, al momento, sono ancora sulla carta, mentre servono azioni concrete da attuare sul campo. Serve rendere operativa la Rete del lavoro agricolo di qualità, permettendo alle parti sociali di gestire la domanda e l’offerta di manodopera. Serve incentivare le aziende ad aderire alla Rete, attraverso ad esempio una decontribuzione di un euro al giorno. E serve una repressione mirata ed efficace, che si concentri soprattutto verso coloro che l’anno scorso hanno dichiarato una sola giornata di lavoro.
I fenomeni mediatici, si sa, hanno aspetti positivi e negativi. Portare alla grande attenzione problematiche gravi e spesso ignorate può essere un elemento positivo ma, come spesso accade, di queste tematiche all’improvviso non si parla più. E così come sono state gonfiate, così si sgonfiano finendo nel dimenticatoio.
Noi vogliamo essere ottimisti e sperare che, questa volta, sia davvero l’occasione giusta per trasformare tutte le parole di circostanza in azioni concrete e combattere veramente una piaga che insanguina il nostro paese.