In base alla legge attuale, che risale al 1992, si può diventare cittadini italiani per nascita o per acquisizione. Lo si diventa per nascita se si è figli di almeno un cittadino italiano (“Ius sanguinis”). Esiste inoltre la possibilità di essere considerati cittadini italiani se si è nati in Italia da genitori apolidi o ignoti, che non possono quindi trasmettere la cittadinanza ai figli.
Oltre che per nascita, il diritto alla cittadinanza si può acquisire se si viene adottati da cittadini italiani o se si sposa un cittadino/a italiano/a. La legge prevede anche che lo straniero nato in Italia e ivi residente legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, possa diventare cittadino italiano se ne fa richiesta fino al compimento dei 19 anni.
La riforma della cittadinanza, in discussione, prevede l’estensione del diritto “per nascita”, introducendo una sorta di “Ius soli temperato” e una nuova forma, denominata “Ius culturae”. In base allo “Ius soli temperato”, si considera cittadino italiano anche chi è nato in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. La richiesta va fatta entro il compimento della maggiore età, da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale. Se la richiesta non viene inoltrata entro i 18 anni di età, l’interessato può farne richiesta entro i 20 anni.
L’acquisizione della cittadinanza per “Ius culturae” è invece accordata, su richiesta dei genitori, al minore straniero nato in Italia, o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età e che abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione professionale. Analogamente, può ottenere la cittadinanza lo straniero che abbia fatto ingresso in Italia prima del compimento della maggiore età, legalmente residente da almeno sei anni e che abbia frequentato un intero ciclo scolastico (con il conseguimento del titolo finale), oppure svolto un percorso di istruzione e formazione professionale con il conseguimento di una qualifica professionale.
Il Ddl sulla cittadinanza è stato approvato il 13 ottobre 2015 alla Camera ed è fermo al Senato da due anni. Non c’è molto tempo, prima della fine della legislatura, per l’approvazione definitiva della legge che interessa 800 mila bambini e ragazzi, figli di cittadini stranieri, nati o cresciuti nel nostro Paese.
Grande è la mobilitazione promossa congiuntamente dalle reti #Italiasonoanch’io (di cui fanno parte Cgil-Cisl-Uil), #Italianisenzacittadinanza e #Insegnantiperlacittadinanza. Anche Amnesty International Italia appoggia l’iniziativa. Il prossimo 20 novembre, giornata internazionale delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia, a Roma e in altre città, verranno promossi sit-in per ribadire la centralità della riforma. La Uila ritiene che sia una legge giusta e da appoggiare, una legge che riguarda l’integrazione e il riconoscimento del valore dei cittadini stranieri e dei loro figli che sono amici dei figli degli italiani e loro compagni di scuola, di crescita e di vita.