GIORNO PER GIORNO
In pensione prima con il welfare contrattuale
Il Governo ed il nuovo Presidente dell’INPS lavorano un progetto, da varare entro l’estate, che dovrebbe garantire una uscita “flessibile” dal lavoro a chi dovesse perderlo, senza poter accedere alla pensione.
Le proposte che si rincorrono sul tema sono tutte da brivido.
Perché, a leggere bene tra le righe, hanno un comun denominatore: la riduzione del reddito dei futuri pensionati, in qualche caso e per solidarietà, anche di chi in pensione c’è già andato.
Il Presidente dell’INPS sembra evocare una sorta di previdenza dei poveri, quando parla di “una specie di reddito minimo per quanti perdono il lavoro, ma sono lontani dalla pensione”.
Allo stesso risultato arrivano coloro che propongono ai licenziati senza pensione uno scambio sostanzialmente ricattatorio: “se vuoi l’assegno dell’INPS prima del tempo, devi accontentarti di una pensione per sempre più bassa”.
Tutte queste proposte, comunque le si giri, affrontano nel modo sbagliato ed aggravano, invece di risolverlo, un problema che oggi è grave e domani sarà drammatico.
Ha ragione, perciò, chi sostiene che il meccanico aggancio del diritto alla pensione alle aspettative di vita, se non corretto, riempirà le aziende di settantenni.
Ha torto, invece, e rende un pessimo servizio al sindacato il buon Landini che, avendo da tempo scavalcato il confine tra le proposte possibili ed i temi di fantasia, scomizia nei talk show e sulle pagine dei giornali di abbassamento dell’età pensionabile e di ripristino delle pensioni di anzianità.
Sono certo che il Sindacato renderebbe un servizio assai migliore ai lavoratori ed a sé stesso proponendo unitariamente al sistema delle imprese la creazione di forme bilaterali di sostegno al reddito, che permettano ai lavoratori più anziani di lasciare il lavoro con qualche anno di anticipo, senza per questo intaccare una pensione di suo già modesta, ed alle aziende di assumere, a parità di ogni altra condizione, almeno altrettanti giovani.
La NASPI appena varata dal Governo assicura per 24 mesi ai lavoratori una indennità di disoccupazione, alla quale il welfare contrattuale potrebbe aggiungere le integrazioni e gli indennizzi sufficienti ad accompagnare alla pensione chi fosse licenziato due/tre anni prima del normale collocamento a riposo.
Per tante ragioni è questo il momento giusto per provarci, il Governo ha appena riformato il sistema degli ammortizzatori sociali, l’economia sembra stia riprendendo lena, i rinnovi dei contratti nazionali bussano alle porte.
La UILA, quindi, farà la sua parte qui e adesso, farà sentire in ogni modo possibile la sua voce, con proposte concrete, corroborate da studi di merito.
A chi ancora tentenna, ci permettiamo di dire, se non ora, quando?