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Elezioni 2018, serve una politica che guardi lontano

di Fabrizio De Pascale

16 Gennaio 2018
in L'INTERVISTA
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Elezioni 2018, il paese continui sulla strada della crescita
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Una tranquilla domenica in famiglia. Sono le 12,30 e Stefano non ha ancora chiamato, quindi mi considero libero e pronto ad andare al cinema nel pomeriggio, come richiesto da moglie e figli. La tavola è apparecchiata ma…Drin, drin, drin…Il telefono squilla impietoso. È Stefano… Si scusa per non aver potuto chiamare prima ma mi aspetta per il caffè…

Allora il 4 marzo si vota. La campagna elettorale è partita con tante proposte da parte di tutte le forze politiche. Che ne pensi?

Ti rispondo con una battuta che gira in rete: “mi auguro che vincano tutti i partiti, perché con l’eliminazione della Fornero, promessa da Salvini, andrò in pensione 5 anni prima, grazie al Presidente Grasso, potrò smettere di pagare le tasse universitarie per i miei figli e poi non pagherò più il canone Rai e il bollo auto..”.

Dai non scherzare, dimmi che ne pensi dell’inizio della campagna elettorale…

Non sto scherzando. Ti sei iscritto al sito di Di Maio? Quello per la classifica delle 400 leggi più odiose che il candidato Premier 5 Stelle promette di abrogare come primo atto del suo Governo. Iscriviti e passa parola, perché grazie a questa “trovata” possiamo eliminare tutto ciò che non sopportiamo.

Senti, è domenica pomeriggio e anziché andare al cinema sono qui a casa tua per scrivere un’intervista. Vogliamo cominciare?

Si, ma non ti senti umiliato? Da questi cavalieri del malcontento popolare, mestatori che ignorano la realtà dei conti e scandiscono slogan vuoti e privi di senso, sperando così di far presa su lavoratori e pensionati? È proprio il caso di dirlo: al peggio non c’è mai fine!

Hai ragione ma, ti prego, proviamo a dare un ordine a questa intervista. Dammi un giudizio sull’operato dei governi che si sono succeduti in questa legislatura.

Obiettivamente esprimo un giudizio positivo per i conti del paese tenuti in ordine e per la tenacia e la pazienza con la quale ci hanno portato fuori dalla crisi. Un aumento del Pil che, a fine 2017, supererà il punto e mezzo percentuale è un indicatore molto importante. Un apprezzamento va fatto anche per le leggi sulle unioni civili e sul bio testamento che sono di portata storica così come le norme contro la corruzione e il falso in bilancio. Nel nostro settore la legge 199 contro il caporalato e per l’emersione del lavoro è una legge molto importante, ispirata e fortemente voluta dai sindacati…

Insomma un giudizio tutto positivo?

…Boccio, invece, i governi di questa legislatura sul versante del lavoro e, più complessivamente, dell’equità sociale. L’occupazione precaria e i bassi salari sono in parte figli di interventi sbagliati. Le disuguaglianze si sono allargate, così come sono cresciute le aree di disagio sociale.

Quindi concordi con quelle forze politiche che chiedono a gran voce la eliminazione del Jobs Act e della legge Fornero?

No. Vorrei che invece si convenisse sull’obiettivo di riformare la legge Fornero e il Jobs Act che hanno bisogno di una manutenzione straordinaria per correggerne le storture più evidenti ma che non possono essere eliminate.

Non mi sembra una proposta eclatante, capace di attrare il voto popolare…

La strada del riformismo è tutta in salita, amico mio, ma è quella giusta. Ad esempio: non si può mandare tutti in pensione a 62 anni perché le finanze del paese non lo consentono; si può però, migliorando NASPI e APE sociale, costruire un ponte verso la pensione per chi a quell’età perde il lavoro.

Come è scritto nella proposta di legge della UILA?
Esatto.

E che mi dici delle proposte sul salario minimo legale?

Dietro la promessa irrealizzabile di un salario minimo di 1.700 euro al mese, si nasconde la scelta di un mondo del lavoro senza più contratti nazionali e di lavoratori senza più tutele. Una vergogna! I salari devono crescere, settore per settore, con una dinamica contrattata dalle parti sociali su due livelli contrattuali e devono crescere più dell’inflazione, affinché una parte della ricchezza prodotta possa essere ripartita anche a livello nazionale. Mi auguro che si verifichino le condizioni per sottoscrivere con Confindustria un accordo in tal senso.

Cambiamo argomento: il PIL cresce ma aumenta solo il lavoro precario e i giovani sono in gran parte disoccupati. Come si spiega questa contraddizione?

In primo luogo perché il governo non ha accettato la proposta del sindacato: il lavoro precario deve costare strutturalmente di più di quello a tempo indeterminato. Poi perché la nostra scuola non forma le professionalità che servono alle imprese, i centri per l’impiego non funzionano e le politiche attive del lavoro promesse dal Jobs Act sono state un grande fallimento. Risultato: domanda e offerta di lavoro in molti casi non si incontrano.

Dunque, che si può fare?               

Via i centri per l’impiego. Affidiamo alle parti sociali la gestione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e l’individuazione dei profili professionali che servono alle imprese e che il sistema della formazione deve garantire.

 Parliamo di tasse tutti i partiti promettono di abbassarle, alcuni propongono addirittura un’unica aliquota. Tu che ne pensi?  

Questo dovrebbe essere il tema centrale di tutta la campagna elettorale. Un rapporto elaborato dagli uffici del Senato spiega che in Italia ci sono almeno 132 miliardi di redditi nascosti, con una perdita di gettito per la collettività di 38 miliardi l’anno.

Le tasse si potranno realisticamente abbassare solo quando la metà degli italiani che oggi non le paga, sarà costretta a farlo…

 Quindi caccia senza quartiere agli evasori, ai grandi capitali nascosti… Mi sembrano promesse un po’ datate… 

Soprattutto un tema da cui quasi tutti i partiti si tengono lontani. Tanti soldi, tanta economia sommersa e tanti elettori ai quali alla fine è conveniente strizzare l’occhio. Infatti, più che la promessa di colpire gli evasori, Salvini pensa a una sanatoria con Equitalia, Berlusconi insiste su un’unica aliquota molto bassa e i 5 Stelle vogliono abolire spesometro, redditometro e “split payment” che è servito, comunque a recuperare una decina di miliardi di IVA da quando è in vigore.

 Cioè tu pensi che…

Esatto! Nessuno si vuole mettere contro dieci milioni di commercianti, artigiani e professionisti tra i quali si annidano molti evasori. Io credo che l’Italia debba cambiare radicalmente la sua politica fiscale che funziona male e soprattutto a danno di pensionati e lavoratori e avvantaggia solo i soliti furbetti.
La UIL presenterà nelle prossime settimane una sua proposta su questo tema. Per quanto mi riguarda, penso che la soluzione dei crediti di imposta creati in edilizia debba essere estesa a tutti i settori e divenire la norma di fondo di un sistema fiscale nel quale il cittadino possa portare in detrazione tutti i beni acquistati e tutti i servizi pagati. Solo così può emergere la ricchezza oggi nascosta e il lavoro, spesso in nero, che la produce.

 Buona questa proposta. Mi piacerebbe continuare ma mia moglie dice che i figli vogliono comunque andare al cinema, anche più tardi… Dai, un’ultima riflessione…

A questo paese non servono ricette disfattiste o miracoli annunciati ma destinati a rimanere tali. In questi anni abbiamo fatto nascere in Italia una cultura della qualità che tutti ci copiano nel Mondo. È la cultura di aziende che producono “made in Italy” e di un lavoro sempre più qualificato; una cultura che nasce dalla bellezza delle nostre città e campagne. È la capacità di produrre, all’ombra dei nostri campanili, merci che il mondo considera uniche.

Quello che serve all’Italia è una politica che accompagni questa stagione di crescita, che sostenga un paese sempre più conosciuto e apprezzato nel mondo. Serve una politica capace di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte dei prossimi sei mesi e che abbia il coraggio di proporre il futuro dei prossimi dieci anni. L’Italia lo merita, noi tutti ce lo meritiamo.

Belle parole…

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