Salta il tavolo sul contratto degli operai agricoli scaduto il 31 dicembre 2017 e che interessa circa un milione di persone. E i sindacati si mobilitano per otto ore di sciopero in tutta Italia il 15 Giugno, precedute da una campagna di informazione dei lavoratori che partirà il prossimo 5 giugno.
“Le controparti si sono mostrate indisponibili ad assumere gli impegni dettati dalla legge 199 contro il caporalato e a riconoscere, contrattualmente, l’esistenza stessa di questa normativa. Una scelta preoccupante, assunta proprio all’inizio delle campagne di raccolta e mentre istituzioni e sindacato sono tutti protesi a cercare risposte che facciano emergere il lavoro nero” ha dichiarato Stefano Mantegazza, segretario generale Uila. “Stesso atteggiamento anche sul tema appalti, in particolare sul problema delle cosiddette “cooperative senza terra”: non si è riusciti a definire una normativa di tutela delle aziende che applicano regolarmente i contratti e le controparti non sono neppure disponibili ad affrontare questo tema con gli strumenti bilaterali esistenti sul territorio” prosegue Mantegazza. “Confagricoltura, Coldiretti e Cia hanno poi posto, come pregiudiziale, la necessità di modificare il vincolo dell’orario di lavoro giornaliero (6,30 ore). Infine le controparti non sono volute entrare nel merito della richiesta di aumento salariale, pari al 4% delle retribuzioni”. “In assenza di una ripresa del negoziato e di certezze per una chiusura positiva del contratto, le iniziative di lotta sono destinate ad acuirsi e a rafforzarsi” conclude il segretario generale.
Secondo Fai, Flai e Uila sono stati troppi i punti di disaccordo emersi con le parti datoriali e le richieste avanzate sono state “ingombranti per quantità e rilevanza, rispetto alle rivendicazioni contenute nella nostra piattaforma; basti pensare all’abolizione del limite dell’orario di lavoro giornaliero, con tutte le sue implicazioni, anche previdenziali, in un settore dall’alta frammentazione e dalle esigue dimensioni aziendali”. Un altro punto critico ha riguardato l’introduzione di un salario minimo nazionale, che confligge con l’attuale struttura salariale, così come sulla disponibilità dei sindacati a definire una particolare regolamentazione per le aziende plurilocalizzate, non è stato riscontrato “il giusto apprezzamento”. Fai, Flai e Uila si augurano di tornare presto a negoziare “anche sui punti che in questa fase della trattativa non hanno ancora ricevuto la considerazione che meritano, come
l’aumento salariale, il recepimento di quanto contenuto nella legge 199, in particolare su trasporto e collocamento, nonché in riferimento alla Rete del lavoro agricolo di qualità, e poi i nuovi strumenti di welfare, il rafforzamento dei diritti individuali e sindacali”.
I sindacati vorrebbero chiudere la trattativa siglando un contratto forte, equilibrato e degno di un settore strategico per il paese, che coinvolge 200 mila aziende e oltre un milione di lavoratrici e lavoratori. E’ per questo che i sindacati hanno proclamato uno sciopero generale per il 15 giugno: “Manifesteremo il nostro dissenso con assemblee e presìdi sui luoghi di lavoro e davanti alle Prefetture, per continuare a difendere i diritti dei lavoratori che, con questo rinnovo, dovranno vedere riconosciuti la propria dignità e il rispetto per l’intera categoria”.