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Bocchi: No al salario minimo. Rendere esigibili le tutele salariali dei Ccnl

23 Marzo 2015
in UFFICIO STAMPA UIL
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CONTRATTAZIONE
Bocchi: No al salario minimo. Rendere esigibili le tutele salariali dei Ccnl
Dichiarazione della Segretaria Confederale uil Tiziana Bocchi

17/03/2015 – La Uil, nei giorni scorsi, ha avanzato una proposta di riforma del modello contrattuale che, attraverso l’individuazione di regole condivise e la definizione di ruoli più aderenti a una realtà in continuo movimento, può diventare elemento concorrente alla crescita del Paese coniugando gli interessi dei lavoratori e delle imprese.

Per la Uil l’obiettivo comune deve essere far ripartire la nostra economia nazionale a partire dai consumi interni che costituiscono ad oggi il mercato privilegiato di circa l’80% delle nostre imprese. Se questi sono i desiderata, allora la definizione di un salario minimo di legge si muove in assoluta controtendenza, in quanto esso finirebbe per abbassare il livello di tutele retributive garantite dai minimi tabellari dei contratti collettivi di categoria. In assenza di una legislazione di riferimento, infatti, questi ultimi hanno rappresentato il riferimento anche giuridico, in attuazione dell’articolo 36 della Costituzione, per determinare la “retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro” .

Alla diminuzione dei redditi dei lavoratori noi contrapponiamo un’altra strada. Per noi è necessario rendere esigibili per tutti le tutele salariali già previste dai contratti collettivi. Come realizzarlo? Attraverso azioni di contrasto concrete ed efficaci al lavoro nero e all’evasione contributiva e contrattuale. Qualcuno sentirà comunque il bisogno di un ulteriore intervento legislativo sulla materia? Allora esso diventi l’occasione per riconoscere valore di legge ai minimi contrattuali, più che individuarne altri e per dare validità erga omnes ai contratti collettivi nazionali di lavoro.

Restando in tema di interventi legislativi va attuato anche l’articolo 46 della Costituzione circa la partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese. Come va fatto? Percorrendo davvero una strada di obiettivi condivisi che valorizzi le relazioni industriali sia a livello nazionale che aziendale.

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