BIRRA PERONI
Il lungo viaggio della “bionda” italica finisce in Giappone
di Maria Laurenza
Il più grande produttore di birra giapponese, Asahi Goup Holdings, ha raggiunto un accordo per acquistare da SABMiller i marchi Peroni e Grolsch e Meantime e le loro attività connesse (conosciuti come aziende PGM) per oltre 400 miliardi di yen (circa 3,5 miliardi di dollari, pari a 3,1 miliardi di euro). Ai marchi erano interessate anche altre cordate, come il produttore della San Miguel, filippino, la Fraser and Neave, parte del gruppo thailandese Thai Beverage, e si erano avvicinati anche i fondi come Kkr e Pai Partners. Alla fine, l’ha spuntata il produttore del sol Levante.
L’accordo rientra nella strategia di Asahi di svilupparsi sul mercato internazionale della birra. Il Gruppo vanta una quota sul mercato giapponese del 38% con la fortissima etichetta Super Dry, ma vuole crescere fuori dall’arcipelago orientale, per compensare la stagnazione dei consumi interni dovuti al cambio di gusti della popolazione, che non solo sta invecchiando sensibilmente ma sta anche apprezzando sempre di più il vino. In Italia la birra Asahi è distribuita da Biscaldi Import di Genova. La vendita dei tre marchi si è resa necessaria in seguito ad un’altra acquisizione avvenuta pochi mesi or sono che ha generato problemi di antitrust.
Infatti, dopo una battaglia lunga settimane, nell’ottobre dello scorso anno il gruppo sudafricano SabMiller) ha detto sì all’offerta da 90 miliardi di euro della società belga-brasiliana Ab InBev: il numero uno al mondo (possiede oltre 200 marchi tra cui Budweiser, Corona e Stella Artois) ha comprato il numero due, dando vita così ad un colosso della birra mondiale. Si è trattato di una delle principali operazioni di acquisizione della storia. La megafusione ha dato vita ad un gruppo in grado di produrre un terzo della birra mondiale, attivo in tutti i principali mercati. In passato, per difendersi da un possibile affondo, i sudafricani avevano provato, senza successo, a rilevare Heineken, ma la famiglia olandese che controlla il gruppo rifiutò l’offerta. L’intenzione fu letta come un tentativo di difendersi dal potenziale takeover dei rivali belgi. Acquistando Heineken, SabMiller avrebbe aggiunto oltre 25 miliardi di dollari al proprio fatturato e rafforzato la propria presenza nei mercati emergenti, compresi Africa e Messico. D’altra parte negli ultimi 20 anni, il gruppo ha scalato il mercato e attraverso acquisizioni, dalla colombiana Bavaria all’australiana Foster’s nel 2011, si è trasformata da semplice produttore di birra del Sud Africa a numero due del mondo. Abbastanza per entrare nel mirino del gigante belga che ha sempre sognato la nascita di un colosso capace di realizzare quasi la metà dei profitti della birra a livello mondiale. Anche perché mentre SabMiller cresceva, Ab InBev non è certo stata a guardare: nell’ultimo decennio ha investito 100 miliardi di dollari per fare razzia di produttori in giro per il mondo da Corona a Budweiser.
Lo storico marchio italiano, Peroni, ha fatto dunque un lungo viaggio attraverso il mondo dalla sua fondazione, avvenuta nel 1846 a Vigevano per volontà di Francesco Peroni, passando per l’Africa ( venne rilevata nel maggio 2003 dal gruppo anglo sudafricano SabMiller, che ne acquistò un iniziale 60% per 246 milioni di dollari per poi salire al 99,8% nel febbraio 2005), attraverso solo di passaggio il Belgio e arrivando infine in Giappone.
E per quanto riguarda il presente ed il futuro di Peroni (presente in Italia con tre stabilimenti a Roma, Padova e Bari) Asahi ha dichiarato che la sua priorità è sostenere le operazioni dei marchi acquisiti così come sono oggi e integrarle con l’introduzione della birra Asahi Super Dry nei paesi del gruppo PGM. Al momento non si prevedono licenziamenti e piani di una ristrutturazione dell’organico risultante dall’acquisizione, poiché è chiaro che l’Asahi sta acquistando i nuovi marchi come una fonte di crescita e come una piattaforma per il suo business d’oltremare.
L’intero processo di acquisizione è stato seguito attentamente anche dal sindacato attraverso il CAE (Comitato Aziendale Europeo) di SubMiller che ha valutato la situazione alla luce di tutte le informazioni disponibili, soprattutto in termini di eventuali pericoli per l’ occupazione. Anche se non si palesano incertezze a breve termine, il sindacato continuerà a monitorare la situazione con l’obiettivo di assicurare i livelli occupazionali e di tutelare i diritti dei lavoratori, sia a livello europeo che a livello nazionale.