GIORNO PER GIORNO
Fuori dalla recessione sì, no, forse…
Renzi e Padoan da tempo annunciano l’inizio della ripresa e l’ISTAT, misurando la crescita del PIL allo 0.3% nei primi tre mesi dell’anno, sembra dar loro ragione.
Siamo davvero fuori dalla recessione? In parte si, anche se, per essere tecnicamente in ripresa, davanti al PIL dovrebbe esserci il segno più per almeno due trimestri consecutivi.
Durerà? difficile dirlo, tenendo conto che la crescita italiana – stimata quest’anno allo 0,6% ed all’1,4% l’anno prossimo – è dovuta, rispettivamente, per lo 0,5% e per l’1,9% al Q. E. di Draghi, che a settembre 2016 smetterà di aiutarci.
Basterà a dare lavoro ai disoccupati? Tra poco e pochissimo, considerando che la disoccupazione, secondo le più lusinghiere previsioni, diminuirà dal 12,7% del 2015 al 12,4% del 2016, il che, fuor di percentuale, vuol dire che, degli attuali 3 milioni e 300mila disoccupati, troveranno lavoro soltanto in 80mila.
Abbiamo finalmente “agganciato” la ripresa europea? Di sicuro non abbastanza, visto che l’UE crescerà mediamente dell’1,5% quest’anno e dell’1,9 l’anno venturo, vale a dire tre volte più dell’Italia nel 2015 – anno in cui solo la Finlandia, Cipro e la Grecia cresceranno meno di noi – ed un buon terzo in più l’anno successivo, quando il PIL cipriota aumenterà esattamente quanto quello del nostro Paese, la Grecia, sempre che eviti il baratro del default, farà due volte meglio di noi e, per tutta consolazione, ci resterà soltanto la Finlandia.
Insomma, questa ripresa c’è o non c’è? potrebbe esserci, non è scontato che ci sia, dipende soprattutto da noi se ci sarà o non ci sarà.
Qualche segnale incoraggiante comincia a vedersi: negli ultimi mesi i consumi tendono a crescere tra lo 0,2 e lo 0,7%, non moltissimo, di sicuro insufficiente a rimettere in moto la produzione ed il lavoro. Ma è già qualcosa, perché i consumi sono la chiave della ripresa e, se ripartono, riparte l’Italia.
Per questo bisogna mettere un po’ di soldi in più nelle tasche degli italiani, innanzitutto dei lavoratori, rinnovando i contratti nazionali scaduti ed in scadenza, ed in quelle dei pensionati, restituendo loro, senza insopportabili i artifici e raggiri, quanto la Corte Costituzionale ha ordinato di restituire loro.