GIORNO PER GIORNO
Il futuro controllo mondiale passa dal controllo della distribuzione di commodities
Quelli che come Paolo De Castro e come la Uila sostengono la tesi che da qui al 2050 il mondo avrà sempre più fame e le risorse saranno sempre meno, lanciando un allarme giustificato anche dal crescente fenomeno dell’accaparramento dei terreni da parte di moltissime società straniere, vengono spesso considerati dei visionari. E mentre raccontano di questo futuro, i prezzi delle materie prime crollano.
Chi però si muove per programmare gli investimenti, guardando al futuro con mente lucida, non si fa intimidire dalle oscillazioni dei prezzi. Anzi, guardando alla tendenza di lungo periodo, vede la stabilizzazione e il rialzo dei prezzi delle materie, l’aumento della popolazione, e conseguentemente del reddito, come un’opportunità da sfruttare per controllare l’economia globale futura.
E’ l’esempio di quanto sta accadendo in Canada. Dove, il Canadian Wheat Board (Cwb), che sin dagli anni trenta ha rappresentato gli interessi dei cerealicoltori canadesi e a cui tutte le imprese agricole della regione del Manitoba (e di due regioni confinanti) avevano l’obbligo di conferire all’ammasso tutto il grano prodotto, ricevendone immediatamente un acconto sul prezzo, dopo essere stato privatizzato, è stato acquistato al 51% da una nuova società emergente sul mercato mondiale. Si tratta della Ggg, ossia Global Grain Group (gruppo granario globale) dietro a cui si celano una società pubblica finanziaria dell’Arabia Saudita, la Salic, creata tre anni fa per investire in agricoltura e nell’allevamento, e Bunge, la società agricolo-commerciale fondata ad Amsterdam quasi duecento anni fa, presente in una trentina di paesi con attività commerciali e impianti di trasformazione.
Questo passaggio non può passare inosservato. Dall’accaparramento dei terreni in Africa, in America Latina e in Europa da parte di capitali arabi, cinesi e coreani siamo passati all’acquisto degli snodi fondamentali della distribuzione di commodities. Il fatto che una società araba sia diventata proprietaria dell’ente che rappresenta uno dei maggiori paesi produttori al mondo di frumento, indica senza dubbio come l’interesse economico si sia spostato dalla produzione alla commercializzazione.
E’ necessario riflettere su una situazione che si verificherà tra qualche decina di anni senza ignorare il grido di allarme che viene spesso lanciato. Le risorse alimentari saranno forse lo strumento di controllo mondiale del futuro?