Anno nuovo, vita…vecchia. In una assolata domenica avevo programmato una bella passeggiata pomeridiana a villa borghese. Il pranzo era quasi pronto, quando all’improvviso…drin, drin, drin. Squilla il telefono. Convinto fosse mia suocera ho detto a mia moglie di rispondere. Lei risponde e, in silenzio, mi guarda fisso e mi dice “è Stefano, cerca te”. Avevo quasi dimenticato la sua vocazione stakanovista che mi aveva coinvolto e che ora si ripresentava con il nuovo anno. “Si Stefano, con molto piacere, vengo da te per il caffè…”
Allora, segretario, anno nuovo problemi vecchi? Come vedi la situazione?
Come la vedo io è poco importante. Più interessante è leggere come presenta il nuovo anno la Banca d’Italia. I conti pubblici del 2019 sono in leggero miglioramento ma, soprattutto, viene confermata la previsione di una buona crescita per l’economia nel 2020.
Quindi segnali positivi?
Direi proprio di sì. Secondo il bollettino economico di via Nazionale, per quest’anno il Pil crescerà dello 0,5% e raddoppierà tra il 2021 e il 2022. Molto importanti sono anche i dettagli di questo trend. La crescita della ricchezza del paese, infatti, risulterebbe sostenuta non solo dalla graduale ripresa degli scambi internazionali ma, finalmente, anche da una espansione della domanda interna. Inoltre, anche l’occupazione è segnalata in crescita.
Gli italiani tornano a comprare. Come mai?
Sicuramente grazie al reddito di cittadinanza e alla riduzione del cuneo fiscale richiesta e ottenuta da CGIL, CISL e UIL attraverso una pressione costante che ha coinvolto i lavoratori. La piattaforma varata unitariamente, le tante manifestazioni svolte, il confronto con il governo hanno portato un primo straordinario risultato. Il taglio del cuneo fiscale che partirà dal 1° luglio garantirà a 16 milioni di lavoratori con redditi fino a 40.000 euro dei benefici che vanno da 1.200 a 192 euro l’anno.
“Mettere un più di soldi in tasca agli italiani per far ripartire i consumi” è sempre stato un cavallo di battaglia molto caro alla Uila. O sbaglio?
No, non sbagli. Finalmente è stata compiuta una scelta di equità. Gli effetti più importanti li vedremo l’anno prossimo quando questi benefici saranno strutturali per tutto l’anno ma, grazie a CGIL, CISL e UIL si riducono subito le disuguaglianze e ripartono i consumi.
Quali dovrebbero essere i passi successivi?
Vorremmo che questo provvedimento fosse il primo passo verso una riforma fiscale più generale. Nell’immediato ci attendiamo risultati altrettanto importanti dai confronti già calendarizzati con il governo su altri temi fondamentali: pensioni, sud e infrastrutture. In questo percorso è importante anche non abbassare la guardia, mantenere forte il rapporto con i nostri iscritti ed essere pronti a far parlare la piazza se il confronto con l’Esecutivo non dovesse portare i risultati auspicati.
In questo quadro “ottimista”, quali sono le prospettive per il settore alimentare?
“Food e beverage” performano i dati del manifatturiero ormai da molti anni e sono due dei quattro settori su 24 che hanno recuperato i livelli di crescita e sviluppo “ante” 2008. Anche nell’anno che si è appena chiuso la crescita dell’export (sono disponibili i dati dei primi 11 mesi) segna un +2,1% grazie esclusivamente all’alimentare, al farmaceutico e al pellame.
Anche il governo sembra guardare al settore alimentare con maggiore attenzione. O sbaglio?
Certamente c’è una maggiore attenzione. In particolare, considero importante la decisione del Consiglio dei Ministri di assumere l’etichetta a batteria (un sistema di informazioni nutrizionali da indicare su tutti i prodotti alimentari del tutto simile a quello di una batteria elettrica ndr) come sistema di etichettatura ufficiale in Italia. Certo, ci attende una lunga battaglia in Europa per difendere questa soluzione che consentirà ai consumatori di comprendere più facilmente il valore nutrizionale degli alimenti e che è alternativa al “Nutriscore” francese. Sono però convinto che riusciremo a convincere Bruxelles della bontà di questo sistema. Il sindacato e la Uila in particolare, daranno il loro contributo in questo senso sensibilizzando anche l’Effat, il sindacato europeo del settore, su questo tema”.
Ma, insomma, il paese sta risalendo la china, l’export tira e i consumi interni sono stimati in crescita, il governo sembra sostenere il comparto alimentare. Come mai, al contrario, Fai-Flai-Uila incontrano tante difficoltà nel rinnovare il contratto nazionale di lavoro?
Bella domanda! Andrebbe girata alle nostre controparti. Io posso solo sottolineare che l’idea che il nuovo contratto, che durerà quattro anni, debba essere disegnato sulla base delle esigenze contingenti di alcuni settori del comparto oggi in difficoltà non è condividibile. Noi rinnoviamo un contratto nazionale che interessa quasi mezzo milione di famiglie e che copre tutto il settore alimentare. Ai risultati complessivi del settore si deve fare riferimento per un negoziato equilibrato e responsabile. Purtroppo, nel complesso mondo dell’alimentare ci sarà sempre un settore in difficoltà o un’azienda in crisi. Non è possibile che sia quello il punto di riferimento a cui rapportare le richieste di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori del settore.
Oggi parte una nuova “tre giorni” di negoziato. Cosa vi aspettate?
L’augurio è di dare mercoledì buone notizie ai nostri lavoratori. In caso contrario, come si suol dire, ce ne faremo una ragione.