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Non sempre il certificato medico è sufficiente

13 Febbraio 2017
in LAVORO E GIURISPRUDENZA
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Malattia
Non sempre il certificato medico è sufficiente

La malattia del lavoratore non sempre può essere attestata da un certificato medico se da elementi oggettivi emerge che la patologia dichiarata dal dipendente è inesistente. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17113 del 2016, torna a pronunciarsi sulla questione relativa alla malattia e alla valenza che assumono i certificati medici.

Il caso di specie è nato a seguito di un licenziamento comminato a un dipendente da un’azienda in ragione di una “simulazione fraudolenta dello stato di malattia”, testimoniata dal compimento, da parte del lavoratore stesso, di numerose azioni e movimenti incompatibili con la dichiarata lombalgia. La Corte ha ritenuto valido il licenziamento, confermando le pronunce dei giudici di merito, poiché le certificazioni del medico e gli accertamenti sanitari prodotti dal lavoratore possono essere contestati dal datore di lavoro sulla base di elementi di fatto utili a dimostrare l’inesistenza della malattia o la sua inidoneità a impedire la prestazione lavorativa.

Inoltre, con questa sentenza, la Corte ha ricordato che l’azienda può incaricare un’agenzia investigativa di seguire il dipendente, assente per malattia, per verificare se la certificazione medica inviata per motivare l’assenza sia attendibile oppure no. Tutto ciò non vale per l’adempimento diretto della prestazione lavorativa, il cui controllo deve essere effettuato dal datore o dai suoi collaboratori.

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